Azione e la nuova scelta Gelmini approva l’addio

di Giuseppe Spatola
Mariastella Gelmini ha vissuto il secondo strappo politico Enrico Letta e Carlo Calenda correranno divisi alle prossime  elezioni politiche del 25 settembre
Mariastella Gelmini ha vissuto il secondo strappo politico Enrico Letta e Carlo Calenda correranno divisi alle prossime elezioni politiche del 25 settembre
Mariastella Gelmini ha vissuto il secondo strappo politico Enrico Letta e Carlo Calenda correranno divisi alle prossime  elezioni politiche del 25 settembre
Mariastella Gelmini ha vissuto il secondo strappo politico Enrico Letta e Carlo Calenda correranno divisi alle prossime elezioni politiche del 25 settembre

Il dietrofront di Carlo Calenda sull’accordo tra Azione e Pd apre scenari elettorali decisamente diversi per i bresciani. Se prima si era trovata la quadra «garantendo» 13 collegi sicuri ai candidati di Calenda in coalizione con i dem, adesso nulla sarà più scontato. E la prima a tremare sarà il ministro bresciano Mariastella Gelmini. L’ex azzurra non sarebbe stata candidata all’uninominale per «evitare imbarazzi» in casa di Enrico Letta. Per lei, quindi, fino a ieri si erano aperte le porte di un collegio proporzionale certo su Milano. Ma ora, con Azione che tornerà a correre in solitaria, tutto cambia, compresa la certezza della rielezione garantita. Il posto per l’ex Fi ci sarà, ma sicuramente lontano da Brescia e forse neppure in Lombardia. Situazione che non pare imbarazzare il ministro. Anzi. Mariastella Gelmini ha elogiato il coraggio di Calenda. «Grazie al coraggio di Carlo Calenda - ha twittato Gelmini - da oggi l'Italia, tra la sinistra di Fratoianni e la destra filo Orban, avrà una proposta popolare, liberale e riformista, che guarda al metodo Draghi e mette il bene del Paese prima di qualsiasi calcolo elettorale. Forza Carlo, avanti insieme». Chiara quanto l’affondo del ministro per Affari regionali e Autonomie al doppio forno del Pd. «Siamo diversi dal Pd e dagli altri partiti dell'alleanza e faremo campagna elettorale sui nostri temi - ha rimarcato -. Il Pd doveva fare chiarezza e assicurare il rispetto del patto sottoscritto con noi. L'alleanza era su due distinte aree: quella liberale, popolare e riformista rappresentata da Calenda e quella di sinistra, rappresentata da Letta». Come dire che per Gelmini l'accordo con Si e Verdi resta un problema di Letta. Sullo strappo anche Fabrizio Benzoni, segretario provinciale di Azione, non ha mezze misure. «Calenda ha avuto coraggio - ha detto -. Di fatto l’idea di alleanza che abbiamo in mente è quella che ha detto sì a Draghi. Ora è prematuro parlare di tutto, ma la direzione del partito aprirà i tavoli per guardare avanti». Intanto l'ex sindaco di Milano, il senatore Gabriele Albertini, il deputato Guido Della Frera e numerosi amministratori locali lombardi hanno firmato un appello per la costituzione del Terzo Polo, che partendo da un accordo tra Matteo Renzi e Carlo Calenda possa accogliere chi crede sia necessario realizzare l'agenda Draghi e non si riconosce nelle coalizioni di destra e di sinistra. «È il momento che questa campagna elettorale, a oggi sempre più guidata delle ali estreme dei partiti politici, offra ai cittadini italiani coalizioni coerenti ai programmi presentati guidate da leader di provata esperienza e capacità - si legge nel testo dell'appello -. Basta con gli ammassi di sigle interessate solo a far perdere l'avversario. Gli italiani richiedono responsabilità e coerenza a tutti gli esponenti politici , uniti solo dalla necessità di far perdere l'avversario. Gli italiani devono esprimere il proprio voto, sicuri di scegliere programmi chiari e contenuti di governo, non forme di alleanze solo tattiche che si sfalderanno subito dopo il voto per le loro contraddizioni». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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