Bar e ristoranti pronti Ma non riapriranno tutti

di Marta Giansanti
Bar e ristoranti per adesso a Brescia restano aperti solo per il delivery
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«Un primo passo che fa ben sperare»: buona parte di ristoratori e baristi bresciani commentano così la possibile riapertura fino alle 22 degli esercizi pubblici a partire dal 26 aprile, annunciata ieri pomeriggio dal premier Draghi in conferenza stampa. Una delle variabili, però, resta l’incidenza del virus: solo le Regioni con un basso contagio potranno ambire ad entrare in zona «giallo rafforzato». In quel caso, si tornerà al servizio al tavolo ma solamente per chi dispone di un dehor: decisione, questa, che penalizzerà molti locali, già duramente colpiti da mesi di serrate. «In molti non ce la faranno, alla fine di questa pandemia assisteremo a un bagno di sangue - è la previsione di Walter Piscopiello del Globe Cafè di via Gabriele Rosa -. In tanti stiamo grattando il fondo del barile, sono un locale serale, non strutturato per poter aprire durante il giorno e i nove mesi di chiusura pesano profondamente. Finché non daranno un via libero definitivo, accompagnato da severi controlli, sarà difficile andare avanti». Diversa e sicuramente più positiva la visione di chi può contare su un plateatico: «Dobbiamo vedere il bicchiere mezzo pieno - esorta Luca Sai del bar Impero di piazza Vittoria -. L’importante è ripartire. Mancano ancora una decina di giorni, i vaccini vanno avanti e la bella stagione è alle porte e poi sono certo che le persone non si lasceranno scoraggiare dalle temperature basse: c’è voglia di tornare alla normalità». Un desiderio che accomuna clienti e esercenti, motivo per cui il limite delle 22 non viene visto come l’ennesima limitazione. «È già un bel traguardo poter salutare l’ultimo cliente a quell’ora - sottolinea Nando Santoni dell’Hostaria Cosmopolitan di via Fratelli Dandolo - . Sono contento e non vedo l’ora soprattutto perché questa volta sembra ci sia un progetto a lungo termine». Il Governo ha individuato una roadmap da seguire che prevede aperture graduali per ogni categoria: i primi potrebbero essere proprio gli esercizi pubblici insieme a cinema e teatri, ma sempre all’aperto, per poi passare alle piscine (15 maggio), alle palestre (1° giugno) e a fiere ed eventi il 1° luglio. «L’andamento epidemiologico lo consente, per motivi ancora oscuri siamo stati considerati ingiustamente degli untori. I mesi passati di forti restrizioni - specifica Carmine Pasquariello de Il Gusto Italiano di piazza Paolo VI - hanno dimostrato che non sono bar e ristoranti ad essere causa della diffusione del virus. é necessario mantenere alta l’attenzione e tutte le misure di sicurezza richieste ma dobbiamo tornare a lavorare». C’è anche chi, però, guarda con diffidenza alla probabile ripresa di pranzi e cene fuori, È il caso di Pierpaolo Poli del Bar Bar di piazza Paolo VI: «Sarebbe più sensato mantenere la “modalità” asporto per qualche altro tempo e attendere che la situazione si stabilizzi per evitare di tornare al punto di partenza tra poche settimane».•.

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