Sei mesi per i genitori e un bagnino, 9 mesi per l'altro bagnino. Sono le richieste del pm nel processo in corso per l'annegamento del piccolo Ansh Sharma, il bambino di appena 6 anni morto nella piscina di Lamarmora a Brescia il 19 luglio del 2020.
Ansh morì annegato dopo essersi tuffato in una delle vasche della piscina di via Rodi: il bambino, che avrebbe compiuto sette anni il giorno dopo la disgrazia, rimase sotto acqua due minuti, almeno stando alla quantità di acqua che fu trovata nei suoi polmoni durante l'autopsia eseguita allora.
Il racconto straziante della madre
«Non avevo pensato - aveva raccontato la madre in una drammatica testimonianza in aula - alla vasca grande, non sapevo fosse così profonda, ma i bambini stavano giocando in quella piccola». Poi «i bambini si sono rivolti a noi per la merenda e al grande abbiamo dato la brioche, al piccolo il succo di frutta. Mio marito ha preso la confezione vuota del succo di frutta e quando è tornato ha sentito un chiasso anomalo. Io non capivo più niente, mio figlio giaceva sul bordo e una ragazza praticava il soccorso»
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Il piccolo, che non sapeva nuotare come sottolinearono gli inquirenti, sarebbe quindi annegato: era arrivato da poco in piscina e si sarebbe tuffato in un punto dove l'acqua è alta circa 1 metro e 20. Inutili tutti i tentativi di rianimazione eseguiti a bordo vasca, Ansh morì non appena arrivato al Pediatrico del Civile.
La prossima udienza il 22 aprile, con la parola alle difese e la sentenza.