il caso

Dall’ex Tintoretto all’idea Sanpolino: in Loggia sono i giorni decisivi per salvare il progetto

di Eugenio Barboglio
La commissione ministeriale si riunirà in settimana. L’obiettivo è la difesa di almeno una parte dei 42 milioni originari

Questa sarà una settimana decisiva per l’edilizia popolare a Brescia. Per la vicenda Tintoretto, cioè, che si è incagliata dopo che Redo sgr ha messo in modalità «attesa» (per chissà quando? Per sempre?) il suo impegno su Brescia, mancando l’appuntamento della sottoscrizione della nuova convenzione urbanistica nonchè due finanziamenti pubblici: i 17 e rotti milioni di euro per compensare il caro materiali e i 42 del finanziamento Pinqua, poi assorbito dal Pnrr.

È decisiva perché l’alta commissione del ministero tornerà ad esaminare la proposta di Brescia di dirottare una parte di quei 42 milioni di euro già destinati alle sei palazzine che dovevano sostituire la torre abbattuta a San Polo, su un altro progetto di residenzialità sociale, per almeno la metà dei 270 appartamenti sfumati. Molto probabilmente a Sanpolino, essendoci lì già tutte le previsioni urbanistiche.

La valutazione del ministero

Il ministero ha già detto un no alla Loggia, ma era un no che riguardava lo spostamento di tutti i 42 milioni di euro. In settimana invece dovrà valutare un progetto di mediazione, che il Comune di Brescia ha preparato all’indomani del diniego ministeriale e in accordo con lo stesso ministero.

Con l’obiettivo di salvare il salvabile: ossia non perdere tutto il finanziamento e tutti gli alloggi che l’operazione Redo avrebbe dovuto portare in dote alla città e che invece difficilmente vedranno la luce lì sul sedime della vecchia torre dove la sgr aveva promesso che sarebbero sorti.

Il tempo stringe

Non è del tutto sicuro che la commissione si esprima in via definitiva, potrebbe prendersi altro tempo. Ma è probabile che invece lo faccia. Infatti, questo gran tempo non c’è, visto che i fondi sono fondi Pnrr e sottostanno alle regole temporali del Pnrr: la prima pietra deve essere posata entro il 2026. L’interesse è dunque a decidere, anche per riuscire a stornare verso altri Comuni quanto dei 42 milioni dovesse restare fuori dall’accordo con Brescia.

Brescia ha speranze fondate, insomma, fondate sulle interlocuzioni avute col ministero che avrebbe contribuito fattivamente a modulare un accordo che accontenti tutti. Ma una speranza non è una certezza; in ogni caso di fronte ad una nuova risposta negativa, la Loggia non sarebbe comunque disposta ad arrendersi. Toccando ferro, certo, ma qualche ragionamento sul da farsi, persi Redo e i denari pubblici, in Comune si sta già facendo. Il fabbisogno di alloggi a prezzi popolari è forte, e c’è la necessità di dare risposte al di là del flop sulla ex Tintoretto.

La sindaca lo sa bene, l’eco del bisogno abitativo ha trovato posto anche nel suo programma elettorale. Si tratta pertanto, andasse buca nuovamente col ministero, di cercare un’altra via, quella del coinvolgimento di operatori privati per un intervento che consenta di avvicinare il più possibile l’offerta alla domanda di abitazioni «economiche».

Qualche tensione

Il rapporto con Redo, la vicenda Tintoretto hanno generato tensioni in Comune non solo negli ultimi tempi. Ha pesato la perdita di fiducia verso Redo, un trend graduale ma evidente. E probabilmente cominciato già con la prima manfestazione di interesse di Aler, una decina di anni fa, quando Redo avanzò un progetto di ristrutturazione e solo pochi giorni dopo quel progetto diventò di abbattimento.

Una perdita di fiducia che forse è anche degli operatori bresciani del mondo dell’edilizia. Non a caso Redo che doveva fare parte di Campus edilizia tra i soci fondatori, ora non compare neppure tra i possibili sostenitori nel disegno di Fondazione. Dopo la rottura su Tintoretto, pare sia stato lo stesso Palazzo Loggia a porre il veto alla presenza della sgr nella realtà promossa dal collegio costruttori.

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