Dalla Franciacorta al Garda, il fronte passa dalle terapie intensive

di Silvia Avigo
Sotto osservazione i reparti di terapia intensiva: nel Bresciano per il momento la quasi totalità dei letti risulta ancora occupata
Sotto osservazione i reparti di terapia intensiva: nel Bresciano per il momento la quasi totalità dei letti risulta ancora occupata
Sotto osservazione i reparti di terapia intensiva: nel Bresciano per il momento la quasi totalità dei letti risulta ancora occupata
Sotto osservazione i reparti di terapia intensiva: nel Bresciano per il momento la quasi totalità dei letti risulta ancora occupata

Mentre prosegue il trend positivo che vede una lenta ma continua riduzione di pazienti Covid nei reparti ordinari, resta preoccupante la situazione nelle terapie intensive: i pazienti più gravi, quelli con forte dispnea che necessitano di un supporto alla respirazione, non diminuiscono. In Asst del Garda (ospedali di Desenzano, Manerbio e Gavardo) i ricoverati nel reparto Covid sono diminuiti in tre settimane di quasi 40 unità, passando dai 235 del 19 marzo ai 197 del 2 aprile. Un lieve ma progressivo allentamento della pressione anche nei pronto soccorsi, come nel caso di Desenzano che se al 19 marzo aveva 149 accessi settimanali riferibili al virus, nella settimana scorsa ne ha registrati 112 (che si sommano ai 73 di Gavardo e ai 76 di Manerbio). Come detto, invece, l’Asst Garda non registra nessun significativo miglioramento della pressione sulle terapie intensive, che continuano ad ospitare un numero presocchè identico di pazienti in pericolo di vita ormai da settimane: erano 22 al 19 marzo, 23 nella settimana successiva e 21 ieri. Una situazione in ogni caso al limite, visto che all’attivo dal mese di febbraio resta la disponibilità di un solo posto letto, e di non facile soluzione. Per creare nuove postazioni, spesso, è necessario sacrificare le sale operatorie, che sono le uniche a poter disporre, tra le altre cose, del respiratore. Stessa situazione anche per Asst Spedali Civili, che conferma, nell’ultima settimana, la riduzione del numero di ricoveri di pazienti affetti da Coronavirus e che ad ieri registra 402 posti letto occupati (uno in meno rispetto a venerdì scorso) di cui 43 in terapia intensiva, che, nonostante un irrisorio miglioramento, continua a registrare una saturazione del reparto pari al 90 percento. Progressiva la riduzione di accessi Covid al Pronto soccorso (14 solo lunedì su un totale di 110 pazienti). Ai Civili, come in Asst Garda, nessun paziente proviene ormai da altre province. La campagna vaccinale prosegue senza sosta e verrà incrementata nei prossimi giorni grazie all’arrivo di nuove forniture. Se complessivamente negli hub di Manerbio, Leno, Gavardo e Lonato al primo di aprile sono state somministrate 33.066 dosi, mentre i pazienti che hanno completato il ciclo vaccinale erano 10.481, alla data di lunedì erano 39.119 quelle inoculate nelle sedi di Sarezzo, Roncadelle e del centro di via Morelli, e 9.532 quelle somministrate nel centro del Freccia Rossa. All’Asst di Franciacorta, che nei due poli di Chiari e di Iseo ha vaccinato il 92% degli over 80 del territorio (organizzando la vaccinazione a domicilio degli intrasportabili che proseguirà nel prossimo week end), si sono ridotti i ricoveri per Covid. L’ospedale Mellini, da una settimana, ha registrato meno arrivi al Pronto soccorso: i posti letto occupati sono scesi stabilmente attorno ai 95, quasi 20 in meno della media di metà marzo, ma all’abbassamento del numero dei ricoverati corrisponde un aumento del ricorso alle rianimazioni. Dall’inizio di aprile i letti di terapia intensiva dell’ospedale, portati a 12, sono sempre stati tutti occupati e diversi pazienti sono stati trasferiti per far posto a nuovi ricoveri. Preoccupano in particolare le età sempre più basse dei ricoverati: «L’andamento del contagio - ha spiegato il primario Paolo Gnesin - sembra ricalcare quello dello scorso anno, quando sotto Pasqua diminuirono i ricoveri: purtroppo tuttavia l’età media dei pazienti in terapia intensiva è notevolmente più bassa. Recentemente siamo riusciti a guarire una giovane mamma 35enne, intubata due settimane, che si è risvegliata cercando la sua bambina di 3 anni, fortunatamente sana, a casa con il marito positivo in quarantena. La variante è più aggressiva rispetto alla scorsa primavera: l’unica vera soluzione è il vaccino e lo si vede osservando il calo degli over 80».•.

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