E il caso di Sandrini resta un mistero

di PA.CI.
Un frame del video in cui Sandrini sotto minaccia chiede aiuto
Un frame del video in cui Sandrini sotto minaccia chiede aiuto
Un frame del video in cui Sandrini sotto minaccia chiede aiuto
Un frame del video in cui Sandrini sotto minaccia chiede aiuto

Resta invece ancora avvolta nel mistero la sorte di Alessandro Sandrini, l’altro bresciano di cui si sono perse le tracce al confine tra la Turchia e la Siria. Il ragazzo, 34 anni il prossimo 18 novembre e residente a Folzano , è svanito nel nulla nell’ottobre del 2016 quando si trovava ad Adana, città turca a meno di 200 chilometri da Aleppo in Siria, per una vacanza. Sandrini avrebbe dovuto rientrare in Italia il 10 ottobre di tre anni fa, la di lui si sono perse le tracce fino all’anno successivo quando in tre telefonate, una a ottobre e due a dicembre, raccontava alla madre di essere in ostaggio. Comunicazioni durate pochi minuti durante le quali il 34enne chiedeva l’intervento dello Stato italiano perché pagasse un riscatto ai suoi rapitori. DOPO l’ultima telefonata a ridosso del Natale 2017 un nuovo lungo silenzio interrotto nel luglio del 2018 da un drammatico video in cui il 34enne appariva vestito con la tuta arancione indossata dai prigionieri di Guantanamo e minacciato da due uomini armati alle sue spalle. Le indagini della squadra Mobile di Brescia, alla questura la madre di Sandrini aveva denunciato la scomparsa del figlio, hanno fatto sponda con quelle della Farnesina e dell’Interpol, ma al momento il mistero resta fitto. A rendere ancora più ingarbugliata tutta la vicenda ci sono anche i guai che il 34enne ha avuto con la giustizia italiana. Se infatti per la polizia Sandrini è una persona presumibilmente ostaggio di qualche banda criminale, per la magistratura italiana è invece un latitante. SU DI LUI pende infatti una ordinanza di custodia cautelare in carcere per avere rapinato, armato di pistola e coltello, due attività commerciali. Due rapine messe a segno con un complice (quest’ultimo è stato condannato in primo grado a quattro anni, cinque mesi e dieci giorni di carcere) pochi mesi prima di svanire nel nulla. Secondo la ricostruzione della procura di Brescia, e dei carabinieri della compagnia di Gardone, i due il 19 e il 24 maggio del 2016 presero di mira prima il negozio di articoli per la casa «Tigotà» bottino 537 euro, e quindi la tabaccheria «C'è di tutto»da dove portarono via 3.500 euro in contanti oltre a merce per altri 2.500 euro. Il 34enne si trova a processo anche per ricettazione perché nel settembre del 2016 (poco prima di partire per la Turchia) avrebbe cercato di di vendere a un negozio gestito da cinesi computer e tablet rubati nella notte del 30 agosto da un fast food di Desenzano. •

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