Ex Magazzini, tra presente
e futuro c’è di mezzo il sogno

di Mauro Zappa
La sezione dell’area dei Magazzini Generali oggetto di un piano di trasformazione urbanistica che ha già subito diverse revisioni nel corso di poco tempo Il render elaborato da «Progetto BresciaNuova» per il recupero dell’edificio delle «casere»
La sezione dell’area dei Magazzini Generali oggetto di un piano di trasformazione urbanistica che ha già subito diverse revisioni nel corso di poco tempo Il render elaborato da «Progetto BresciaNuova» per il recupero dell’edificio delle «casere»
La sezione dell’area dei Magazzini Generali oggetto di un piano di trasformazione urbanistica che ha già subito diverse revisioni nel corso di poco tempo Il render elaborato da «Progetto BresciaNuova» per il recupero dell’edificio delle «casere»
La sezione dell’area dei Magazzini Generali oggetto di un piano di trasformazione urbanistica che ha già subito diverse revisioni nel corso di poco tempo Il render elaborato da «Progetto BresciaNuova» per il recupero dell’edificio delle «casere»

Un’idea per gli ex Magazzini Generali, sviluppata su tre elementi focali: un mercato metropolitano, un parco urbano e, facendo di necessità virtù, un centro commerciale. E un punto cardine per l’intero progetto: il recupero delle casere, i magazzini in cui un tempo venivano stoccate le forme di formaggio.

A ragionare sulla grande area dismessa che corre lungo il lato orientale di via Dalmazia si è dilettata «Progetto BresciaNuova», associazione culturale formata da studenti universitari con diversa formazione, nata con l’ambizione di «rendere Brescia una città più attrattiva, competitiva, innovativa e bella» attraverso proposte di soluzioni urbanistiche e innovative per la città.

La squadra che si è proposta di immaginare come potrebbero diventare gli ex Magazzini Generali è composta da un architetto «formato», Nicola Molinari, e da tre studenti del Politecnico di Milano: Jacopo Alessandro Tassoni, Alberto Bortolotti e Gheorghi Rebustini.

La relazione di progetto così recita: «L’impianto delle casere, scandito dai pilastri in calcestruzzo, garantisce una grande flessibilità di usi e funzioni. Il nostro suggerimento è di riconvertirlo in un mercato metropolitano, in cui il cittadino possa ritrovare l’essenza dei prodotti locali. Al primo piano abbiamo pensato di collocare due grandi aree ristoro, mentre al piano terra dei padiglioni modulari e mobili ospiteranno gli spazi commerciali per la vendita di prodotti locali. Per quanto riguarda il piano interrato, abbiamo deciso di avvallare l’idea ventilata dalla Soprintendenza di Brescia, ossia di trasformare gli ambienti in magazzini per il deposito di scenografie, sculture e opere di proprietà della Fondazione Brescia Musei».

Nel progetto, che ha come obiettivo dichiarato la restituzione alla città dell’intera area, sono previsti servizi sociali e sportivi: «Gli orti urbani posizionati sul versante di via Corsica offriranno l’occasione di prendersi cura del parco, la zona ludica attrezzata con giochi garantirà lo svago ai bambini. Il grande prato centrale si presenterà come un salotto verde, un prato che salirà con una dolcissima pendenza e che accompagnerà l’innesto della copertura verde del centro commerciale, garantendo la continuità spaziale di questo grande spazio verde».

L’equipe di «Progetto BresciaNuova», pur avversa alla realizzazione di un centro commerciale interno all’area, fa esercizio di sano realismo e non prescinde dalla sua costruzione. «Si presenta come parte integrante del parco urbano, in quanto la struttura prevede una copertura verde con degli oculi dai quali penetra la luce zenitale. Questa soluzione garantisce un duplice vantaggio: chi sta nel parco non è disturbato dalla presenza del centro commerciale ma è accompagnato dalla leggera pendenza del pratone che culmina su una percorso sopraelevato panoramico, chi transita in via Salgari ne coglie tutta la sua imponenza».

IL PROGETTO, affermano i quattro artefici, «è in linea con l’intuizione che Bernardo Secchi ebbe per il PRG di Brescia del 2002, ossia con il tentativo di creare, ad ampia scala, una nuova centralità per i quartieri limitrofi agli ex Magazzini Generali: Don Bosco, Chiesanuova e Lamarmora. Questo tema si lega strettamente a quello delle periferie centrali, il quale dovrebbe svilupparsi come idea di città per Brescia in maniera molto forte. È il momento in cui dovremmo iniziare a prenderci cura delle periferie, riqualificandole non solo dal punto di vista architettonico, ma anche da quello sociale ed economico».

Altro tema focale è il rapporto che gli ex Magazzini Generali vantano con le grandi infrastrutture. La vicinanza del casello autostradale, delle tangenziali sud ed ovest, della stazione ferroviaria e della Piccola Velocità rende quest’area «una grande cerniera urbana che interconnette la città con il suo territorio, e una porta urbica di Brescia del XXI secolo, che potrebbe dare il via alla riqualificazione dell’intero quadrante sud ovest della città, una parte della stessa dalle enormi potenzialità».

L’idea ispiratrice del progetto per il grande parco urbano negli ex Magazzini Generali è figlia delle intuizioni di Le Corbusier, «un’idea maturata dall’intenzione di dare un’esperienza spaziale cangiante, attraverso la dicotomia tra pieni e vuoti, in cui le alberature, i filari, le siepi si alternano con prati, percorsi e piazze».

«Bello, bellissimo, ma non abbiamo i soldi», hanno commentato Michela Tiboni e Aldo Boifava, rispettivamente assessore all’urbanistica e presidente della competente commissione consiliare. Così racconta Tassoni, presente all’incontro. Un vero e proprio preventivo di spesa a supporto della «visione» in realtà non c’è, ma ad un occhio esperto pare di difficile sostenibilità economica. Perché ciò che oggi è confinato a un esercizio di stile possa trasformarsi in un cantiere pulsante occorrerebbe limitare la portata del sogno. Oppure individuare chi è capace di tradurlo in realtà. Grandi visionari cercasi.

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