il caso

Fondi Pnrr esauriti, stop a 1.000 borse di studio: la rabbia all’università

di Magda Biglia
Sui 162 milioni di euro che rappresentano il budget per l’intervento ne mancano 50

«Un’università si può dire eccellente se offre a tutti gli studenti la possibilità di essere eccellenti. Adesso non è così se diecimila studenti meritevoli in Lombardia, mille a Brescia, non potranno ricevere la borsa di studio a cui hanno diritto». Chiare e dirette sono state le parole di Diego Vollaro, rappresentante degli studenti nel Senato accademico, in occasione ieri, 27 marzo, della visita alla Statale bresciana dell’assessore regionale all’Università, alla Ricerca, all’Innovazione Alessandro Fermi, che sta visitando gli «atenei eccellenti lombardi».

La denuncia

«Su 162 milioni di euro di budget previsto a livello nazionale ne mancano 50 - ha rincarato Vollaro -; se pensiamo che 43 milioni provengono dalle tasse universitarie, vuol dire che siamo noi a pagarci il diritto allo studio. Non solo: i fortunati che la percepiranno avranno i soldi solo ad aprile per la domanda fatta in estate, e intanto si come pagano anche gli affitti alle stelle e i trasporti? Siamo all’emergenza. Eppure altre regioni non sono in queste condizioni né altri Stati europei, fino a Germania e Grecia dove gli studi di terzo livello sono gratuiti. Allora è questione di volontà politica. Finora l’università ha cercato di coprire lo stanziamento carente ma con questi numeri ci riuscirà ancora?».

Sostegno economico

Nell’anno accademico 2023/2024, la borsa di studio universitaria in Lombardia, divisa in tre fasce, valeva fino a 2.777 euro per gli studenti in sede, 3.891 euro per i pendolari e 6.657 euro per gli studenti che frequentano da fuori sede. Previsto il 15% in più per gli studenti con maggiori difficoltà economiche, fino al 40% in più per gli studenti con disabilità, 20% in più per gli studenti iscritti a più corsi di laurea e per le studentesse dei corsi Stem (Science, technology, engineering and mathematics).

L’Isee non deve essere superiore a 24.335,11 euro, l’Ispe non superiore a 52.902,43 euro; devono essere conseguiti precisi numeri di crediti. Più risorse servono anche alla ricerca, anche alle università che vogliono crescere come la bresciana, è stato sottolineato pure dal rettore della Statale di Brescia, Francesco Castelli, durante l’incontro con l’assessore regionale che si è tenuto nella sala consiliare della facoltà di Medicina.

I problemi di una provincia con pochi laureati

Castelli ha descritto i problemi di una regione, e di una provincia in particolare, dove pochi sono i laureati (l’Italia è penultima nella Ue, davanti solo alla Romania ben lontana dall’obiettivo europeo di 45 per cento di laureati) e tanti i Neet (pure penultimi) che non studiano né lavorano.

E fra i laureati troppi se ne vanno all’estero dopo essere costati centinaia di migliaia di euro nel loro percorso di formazione. In Lombardia, ha spiegato Castelli, la maggior parte delle 14 università sono a ovest, a est solo due: Brescia e Bergamo. Qui le percentuali di laureati sono più basse rispetto all’altra zona della regione. Brescia è al 24,5, Bergamo al 20,2, Milano al 39,3. «Lavoriamo, col piano strategico di mandato, per essere più attrattivi perché solo un terzo dei ragazzi residenti si iscrive qui, il resto va altrove, e stanno aumentando, +400 per cento, gli studi telematici, scelti non solo da chi vuole recuperare, ma da neodiplomati. Le statali calano dell’1,2 per cento intanto, e ci si mette pure la denatalità», ha sottolineato il rettore Francesco Castelli nel proprio intervento.

Luci e progetti

C’è da dire, che, invece, Brescia con 16 mila iscritti, cresce, + 3,8 per cento, ma solo 4 delle 14 in Lombardia hanno fatto registrare il segno positivo. Altre virtù bresciane sono il tasso di occupati più alto in Italia, grazie ai territori delle sette sedi e ai legami con essi creati, l’appeal per gli stranieri in aumento così come quello per le risorse estere da bando (23 milioni di euro), la volontà di allargarsi anche tramite cantieri in corso, nuovi alloggi, nuovi laboratori, nuovi spazi sportivi, lo sviluppo di progetti di ricerca soprattutto a Ingegneria e Medicina, più 26 brevetti e 12 spin off, illustrati all’assessore Fermi dal prorettore Alessandro Padovani.

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