IL CASO RISOLTO

L’omicidio di Carol: una confessione choc per «togliersi un peso»

di Mario Pari
Carol Maltesi e, in alto a destra, il suo assassino, Davide Fontana. Qui a fianco, fiori dove è stato trovato il corpoI carabinieri mentre sequestrano  l’appartamento in cui è avvenuto il delitto
Carol Maltesi e, in alto a destra, il suo assassino, Davide Fontana. Qui a fianco, fiori dove è stato trovato il corpoI carabinieri mentre sequestrano l’appartamento in cui è avvenuto il delitto
Carol Maltesi e, in alto a destra, il suo assassino, Davide Fontana. Qui a fianco, fiori dove è stato trovato il corpoI carabinieri mentre sequestrano  l’appartamento in cui è avvenuto il delitto
Carol Maltesi e, in alto a destra, il suo assassino, Davide Fontana. Qui a fianco, fiori dove è stato trovato il corpoI carabinieri mentre sequestrano l’appartamento in cui è avvenuto il delitto

Si sta rendendo conto piano piano di quanto ha commesso. Confessando, Davide Fontana si è «tolto un peso», ma è probabile che serva del tempo perché comprenda appieno quello che è accaduto, dal momento che si è reso responsabile di un omicidio aggravato di cui ha confessato praticamente tutto. Quello che non aveva detto nell’interrogatorio, che ha portato al fermo, è stato puntualizzato davanti al gip nell’interrogatorio di convalida di ieri. Precisazioni, a quanto si è appreso, che avrebbero riguardato le modalità di svolgimento dei fatti, e ora per gli inquirenti paiono molto più chiari i contorni dell’omicidio di Carol Maltesi. Lei e Fontana abitano a pochi metri l’uno dall’altra a Rescaldina in provincia di Milano.
Una morte, quella della 26enne, a cui aveva fatto seguito il depezzamento di cadavere, che ha portato la procura di Brescia a contestare a Fontana l’omicidio volontario aggravato da sevizie, distruzione di cadavere e occultamento di cadavere. Quell’occultamento che proprio in provincia di Brescia era avvenuto, a Paline, località del comune di Borno. Ma che era stato preceduto da un sopralluogo avvenuto in febbraio, poco più di un mese dopo averla uccisa, e un mese prima dell’abbandono. Un macabro viaggio, quello in cui avrebbe lasciato i quattro sacchi nei luoghi conosciuti durante le vacanze da bambino. Ma i tentativi di liberarsi di quei quattro sacchi erano stati anche altri.
Sacchi che sono stati cambiati più di una volta con il corpo che ha rischiato di finire su un braciere, ordinato e rimandato indietro. Sacchi che, di fatto sono rimasti quasi sempre in quel freezer ordinato e comprato proprio per quello. Un freezer in grado di congelare il corpo e fare in modo che non si decongelasse nemmeno a distanza di ore dall’abbandono a Paline e dopo essere stato trasportato in macchina dalla casa dell’orrore.
Ci sono anche le possibilità che possa emergere altro dalle indagini, ma ora sarà la procura di Busto Arsizio ad occuparsene. Il gip di Brescia ha dichiarato la propria incompetenza territoriale e disposto la trasmissione degli atti, appunto, a Busto Arsizio. Si tratta di chiarire innanzitutto, in modo dettagliato, il movente. Nessun dubbio, evidentemente per quanto riguarda la gravità indiziaria ribadita anche in sede d’interrogatorio di convalida. Il giudice ieri mattina si è riservato la decisione e nel pomeriggio la riserva è stata sciolta, con la convalida del fermo e la decisione di disporre la custodia cautelare in carcere, chiesta anche dal pm, nei confronti di Fontana.
Sin dalla fine della confessione nell’interrogatorio che è sfociato nel fermo il 43enne aveva dichiarato di essersi tolto un peso che su di lui gravava da due mesi.
Due mesi sempre più tormentati in considerazione di quanto avvenuto, in cui più volte ha tentato o pensato a soluzioni per liberarsi del cadavere di Carol. Il crollo è avvenuto nell’interrogatorio, in caserma, a Brescia, quando gli è stata fatta notare una contraddizione. Una divergenza su quanto avrebbe detto relativamente all’auto della vittima: prima era stata lei ad utilizzarla, poi lui, in un periodo di tempo che presentava incompatibilità tra le due versioni. Quell’auto, questo è certo, è stata poi utilizzata per trasportare i resti di Carol fino a Paline, dove sono stati abbandonati fino al momento del ritrovamento. Per la posizione di Fontana e soprattutto per la sua libertà, è stato l’inizio della fine.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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