Lavori finiti al Polivalente
«Chi chiacchiera e chi fa»

di Mimmo Varone
Il progetto di ristrutturazione del Polivalente di via Collebeato è stato realizzato «in house» dal Comune
Il progetto di ristrutturazione del Polivalente di via Collebeato è stato realizzato «in house» dal Comune
Il progetto di ristrutturazione del Polivalente di via Collebeato è stato realizzato «in house» dal Comune
Il progetto di ristrutturazione del Polivalente di via Collebeato è stato realizzato «in house» dal Comune

La Giunta Del Bono restituisce alla città il Polivalente di via Collebeato. «In tempi di scarsa fiducia verso le istituzioni e la politica – dice il sindaco -, conta vedere le realizzazioni». E per sottolineare che Brescia non abbandona le sue periferie, «gran parte delle risorse le abbiamo spese nei quartieri», aggiunge. Urago Mella ne è un esempio, anche con il completamento del campo Menta per il rugby, lì a due passi, e la prossima riqualificazione del campo di calcio dell’oratorio con finanziamenti comunali. Tre realizzazioni «importanti» per dire tutta la «differenza tra amministratori che parlano e quelli che fanno i fatti». Ieri mattina è stata festa, a Urago, nell’impianto nuovo di zecca assiepato di scolaresche e gente del quartiere in tutti i 210 posti a sedere. C’era mezza Giunta e persino la banda del quartiere. L’assessore ai Lavori pubblici Valter Muchetti sottolinea che l’idea del nuovo Polivalente risale al 2013, subito dopo l’insediamento della nuova Amministrazione. «Il sindaco ha voluto verificare subito se avevamo la forza economica per riconsegnare alla città uno spazio vivo – dice -, l’anno dopo abbiamo fatto partire la progettazione e abbiamo portato a termine l’impresa nei tempi e con i soldi previsti, senza spendere un centesimo in più del milione e settecento mila euro».

Il progetto è stato fatto in house, come si dice, dagli Uffici di via Marconi, e anche questo ha voluto dire risparmio. Monsignor Claudio Paganini, delegato vescovile per gli sportivi, prima della benedizione scomoda Socrate per ricordare che «conosci meglio un alunno in una gara che in un anno di scuola». Ne sa qualcosa Tiziana Gaglione, delegata provinciale Coni che si vede ancora ragazzina allenarsi sotto il tetto di lamiere. «Ho visto questo spazio destinato ad altre funzioni ed era una sofferenza – confessa -. Per fortuna siamo tornati al punto di partenza e oggi abbiamo una struttura bellissima che farà vivere tanto sport. L’impianto sarà utilizzato dal quartiere, ma saranno tutti gli atleti della città ad avere un altro punto di riferimento». E Franco Gramano (San Filippo) conferma subito che «tante società sportive si sposteranno qui per gli allenamenti e questo nuovo impianto alleggerirà di molto il sovraccarico di via Bazoli».

PER ORA la nuova struttura si chiama solo Polivalente, in modo un po’ anonimo anche se è sempre stato così, magari con l’aggiunta «di via Collebeato» per identificarlo. Del Bono chiede aiuto al Consiglio di quartiere per dargli un nome. Intanto, il consigliere Guido Ghidini ricorda come fosse «mortificante» vedere una struttura «fatiscente e inutilizzata». Ora «è tornata nelle mani dei cittadini di Urago – dice -, siamo contentissimi e faremo in modo che venga utilizzata bene».

«Lavoriamo per stare vicini alla gente – sottolinea il sindaco -, la città ha una potenzialità fortissima e pur con i suoi problemi è piena di persone per bene. Merita di essere ben governata e i bresciani sono capaci di autogovernarsi. Il Polivalente era un simbolo del cattivo governo, oggi dimostriamo che con l’aiuto di tanti si può fare bene». La struttura è irriconoscibile rispetto al capannone di lamiera che fu. Rispetta le norme antisismiche ed energetiche, ha spogliatoi e servizi tecnologici, può essere divisa in due con un grande telo che scende dal soffitto per consentire l’allenamento di due squadre in contemporanea. E ha il suo fascino. «La felicità è fatta di tante cose, anche di luoghi in cui possiamo incontrarci – osserva Del Bono -. In tre anni e mezzo di mandato abbiamo lavorato per restituire infrastrutture ai quartieri e per farne di nuove, funzionali e belle, perché le cose belle sono segno di grande rispetto per i cittadini e per l’uso dei soldi pubblici».

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