la tragedia

Sepolto dalla ghiaia a Bedizzole, i colleghi: «Lo abbiamo cercato invano, poi il dolore»

di Silvia Avigo
L'incredulità di chi, ogni giorno, lavorava con il 62enne Maurizio Rocchi, morto sotto un cumulo di ghiaia alla cava Panni
La cava di Bedizzole in cui è avvenuto l'infortunio mortale, 9 dicembre 2022 foto Riccardo Bortolotti Only Crew
La cava di Bedizzole in cui è avvenuto l'infortunio mortale, 9 dicembre 2022 foto Riccardo Bortolotti Only Crew
La cava di Bedizzole in cui è avvenuto l'infortunio mortale, 9 dicembre 2022 foto Riccardo Bortolotti Only Crew
La cava di Bedizzole in cui è avvenuto l'infortunio mortale, 9 dicembre 2022 foto Riccardo Bortolotti Only Crew

Sconcertati e soprattutto ancora increduli. Gli amici e i colleghi di Maurizio Rocchi non riuscivano a farsene una ragione ieri mattina a poche ore dall’incidente. A Bedizzole in tarda mattinata la notizia della tragedia aveva già fatto il giro del paese. Ma è al Caffè la Torre, quello vicino al distributore a poche centinaia di metri dalla cava dei fratelli Panni, che ci si è riuniti spontaneamente per parlare e darsi conforto. Con gli occhi gonfi di lacrime e ancora sotto shock chi ha assistito alla tragedia: «Era sparito, lo abbiamo cercato invano. Speravamo di non trovarlo proprio sotto la sabbia e invece è successo l’impensabile - dice un collega ancora sconvolto a poche ore dall’accaduto -. Non sarà facile riprendersi da una cosa del genere. Quella ghiaia era il nostro pane sulla tavola, la nostra quotidianità. E adesso è diventata l’assassina di un nostro amico, di una persona stupenda».

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Alle 11 il locale, punto di riferimento di tutti i lavoratori della zona essendo vicino alla cava, era pieno. E tutti conoscevano Rocchi. «Lavoro in un’altra azienda e sono sconvolto - le parole di Giuseppe, coetaneo di Rocchi -. Siamo entrambi bedizzolesi, praticamente siamo cresciuti insieme. Era una gran persona, generoso, sempre di buon umore e gentile. È morto in una maniera assurda, di sicuro è stato un errore, una fatalità troppo ingiusta. Proprio lui, aveva sofferto tantissimo quando era rimasto vedovo 15 anni fa circa. Si era ripreso, era dedito al lavoro, credeva nella sua azienda e proprio nella sua azienda è morto. Lo incontravo ogni tanto qui al bar, a volte la mattina presto per un caffè, altre volte per un aperitivo, eravamo entrambi donatori di sangue per l’Avis. Se non avevo voglia di andare a lavorare era lui a darmi la carica».

Tra loro anche colleghi che non se la sentono certo di dar colpa a qualcuno: «È stata una tragica fatalità ma il prezzo è troppo alto. Il nostro datore di lavoro è uno di noi, una brava persona, attenta e corretta. Stava lavorando come noi, come sempre e adesso anche la sua vita irrimediabilmente si è spezzata. È disperato, non riesce a farsene una ragione», raccontano alcuni operai. E anche un amico della famiglia Boni sottolinea quanto in quella cava si lavorava all’insegna del rispetto e dell’amicizia: «Conosco bene i fratelli Boni. Domani volevano portare per pranzo ai loro dipendenti pane e salamina alla griglia. Un gesto di attenzione, un modo di ripagare i dipendenti non solo con lo stipendio per un lavoro così duro».

Maurizio Rocchi amava il suo duro lavoro: «Era un punto di riferimento, un collega esperto. Era vicino alla pensione ma aveva l’entusiasmo e la voglia di far bene di chi è stato appena assunto. Un gran lavoratore, un amico fidato e un uomo buono. Inimmaginabile il dolore che stanno provando la figlia e il figlio». Ieri in paese, dal supermercato ai bar, dalla piazza al tabaccaio non si parlava d’altro. Maurizio Rocchi era conosciuto da tutti e Bedizzole si è stretta alla sua famiglia. Un affetto fortissimo che si percepiva ovunque, speranza di conforto. •.  

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