Modello Rana per il post-Covid «Persone al centro dell’azienda»

L’intervento di Gian Luca Rana  durante l’assemblea a Brescia
L’intervento di Gian Luca Rana durante l’assemblea a Brescia
L’intervento di Gian Luca Rana  durante l’assemblea a Brescia
L’intervento di Gian Luca Rana durante l’assemblea a Brescia

Il «modello Rana» per uscire dalla crisi e guidare le imprese verso il futuro. Tra la platea degli imprenditori bresciani l’intervento di Gian Luca Rana, Ad dell’azienda fodnata dal padre, ha acceso la speranza. E non potrebbe essere differente davanti a una realtà che in otto anni ha visto crescere il fatturato del 270%, con l’ebitda che punta ai 116 milioni, e l’80 per cento della tecnologia applicata creata e studiata nella «Casa dell’innovazione» by-Rana. Gian Luca Rana, classe 1965, ha impiegato poco per stregare i colleghi bresciani. «Vivo con un’idea di fare impresa che tiene insieme i valori della sua famiglia e quelli della comunità nella quale le fabbriche lavorano - ha ricordato Rana puntualizzando la centralità del territorio in ogni scelta aziendale -. Il fatturato oggi supera i 900 milioni e nel 2021 toccherà la quota di un miliardo. Ma l’azienda va oltre i numeri: penso alla Casa dell’innovazione, dove squadre di ragazzi si inventano e realizzano il futuro tecnologico. E le loro idee-progetti diventano vere e proprie start up, premiate con la partecipazione agli utili generali». Chiaro quanto l’idea imprenditoriale che ha portato tanto successo. «Non lo saprei fare in un altro modo - ha tenuto a precisare Rana -. Il punto di forza sono le persone: sono loro il valore che consente di raggiungere i risultati. Quando mio papà mi disse che toccava a me eravamo in 35. Ora siamo 4 mila. Siamo una cellula di una società che vuole portare e far crescere le persone. Vivendo questa fase così difficile della pandemia ho ben chiaro che non dobbiamo lasciare indietro nessuno. Cercare di essere un gruppo dove si tiene conto delle velocità di tutti. Il lavoro è stato avviato da mio padre e in otto anni i ricavi sono saliti del 270%, da 380 milioni a un miliardo nel 2021. Realizziamo più di 1.500 prodotti. Come dire che la trasformazione è parte integrante di quello che siamo grazie all’energia delle persone. Si pensi che la strategia non è più centrata solo sulla pasta ripiena. Il 40 per cento del fatturato ormai viene da altro, dai piatti pronti, dai sughi, dai food service negli Usa». Una zienda globale che ha fatto della territorialità il suo punto di forza. «Produciamo al nostro interno l’80% della tecnologia che utilizziamo - ha rimarcato rana -. Abbiamo un piede nel marketing e un piede nell’hi-tech. Stiamo assumendo più ingegneri che esperti di marketing. Abbiamo investito più di 500 milioni, dobbiamo intercettare i bisogni e abbiamo realizzato molti prodotti che non esistevano, per poter raggiungere questi traguardi siamo organizzati in modo atipico». Un esempio è la «Casa dell’innovazione». «Nella Casa dell’innovazione non ci sono caselle gerarchiche da organigramma, ci sono team che selezionano loro stessi le persone, dallo chef al tecnologo - ha spiegato -. Al terzo anno, con il prodotto a regime, la squadra avrà diritto al 3-5 per cento dell’ebitda generato per l’azienda. Molto del risultato di quest’anno è stato realizzato proprio da questi team. Flussi di informazione aperti, trasparenza. Tanti potenziali imprenditori dentro l’azienda, connessioni con le università. Da qui nascerà il gruppo di manager del futuro, una sorta di sinergia generazionale come ama definirla mio padre che non vuole sentire di passaggio generazionale». Ma fare impresa oggi è difficile quanto indicare la strada giusta ai figli. «Devi essere coerente innanzitutto con i tuoi figli - ha concluso Rana -. L’impresa non è fatta solo di numeri. Proprio a mio figlio Giovanni è un esempio di questa filosofia aperta. Se sbagli non è un errore ma un insegnamento. Me lo ha detto mio padre una volta che entrai in azienda, lo ripeto ai miei figli. L’ultimo progetto che ha seguito, ad esempio, è quello per il Giro d’Italia con Rcs Sport e Gazzetta dello Sport- L’idea è stata di mio figlio Giovanni, è tutta sua. E le cose sono andate così bene che alla fine abbiamo moltiplicato per sei il budget previsto. I giovani devono essere lasciati liberi di poter sperimentare. E alla fine i risultati sono arrivati, serve coraggio. E al lancio abbiamo abbinato una charity e distribuito 3 milioni di pasti alle persone più fragili. Questo è il modello di azienda che ho in mente». •. Giu.S.

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