il caso

Omicidio Borin, le motivazioni della sentenza di assoluzione: «Indizi su Spina ma non torna l'ora»

di Mario Pari
L'uomo è stato assolto anche in appello, seppure con formula dubitativa. Era accusato dell'omicidio della donna: decisive le incongruenze sugli orari
Diva Borin, 86 anni, strangolata nella sua casa in via Ballini a Urago Mella
Diva Borin, 86 anni, strangolata nella sua casa in via Ballini a Urago Mella
Diva Borin, 86 anni, strangolata nella sua casa in via Ballini a Urago Mella
Diva Borin, 86 anni, strangolata nella sua casa in via Ballini a Urago Mella

«Ad avviso della Corte ci si trova al cospetto proprio di un caso di contraddittorietà della prova, poichè a carico dello Spina sussistono una serie di elementi indiziari che, valutati nel loro insieme, sarebbero stati senz'altro idonei ad indicarlo quale autore dell'omicidio per il quale si procede» ma «al tempo stesso, a suo favore, milita il dato relativo all'orario della morte della vittima, quale emergente, con buon grado di probabilità, dal complesso delle valutazioni operate dai vari esperti che si sono occupati della questione». E «non può quindi essere ribaltata la pronuncia assolutoria di primo grado».

L'assoluzione, in appello confermata, seppur con formula dubitativa, rispetto al primo grado, è quella di Salvatore Spina, accusato d'essere il responsabile dell'omicidio di Diva Borin, anziana che viveva a Urago Mella.

Il delitto venne scoperto il 2 marzo 2019, le indagini affidate alla squadra Mobile e coordinate dal pm Antonio Bassolino. Principale sospettato, poi indagato in stato di libertà, fu Spina, dipendente di un supermercato e che da tempo prestava assistenza alla vittima.

Al termine del processo di primo grado, Spina venne assolto. Quindi, l'appello del pm e la seconda assoluzione. La corte d'assise d'appello, nelle motivazioni si sofferma sul «movente economico» con riferimento allo Spina che viene descritto come «uno dei due soggetti che avrebbero beneficiato dell'eredità della Borin a seguito della sua morte» e «in sostanza, non è dato individuare sulla base delle emergenze processuali disponibili, alcun'altra persona che potesse trarre beneficio dalla morte della povera Borin». 

Ciò che sarebbe stato «maggiormente sottovalutato», in primo grado, secondo la corte, è la «personalità dello Spina» e «molteplici sono, in realtà, gli elementi che fanno ritenere che il predetto desiderasse ardentemente un "salto di qualità " del proprio tenore di vita». Ci sono poi, sempre secondo i giudici di secondo grado, i comportamenti di Spina al momento del ritrovamento del cadavere.

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