I dati e le regole

Plastica e differenziata: Valtrompia poco puntuale

Tra l'11 e il 22% il dato provinciale delle "impurità" conferite insieme al materiale. Ma in lacune zone si raggiunge il 50%

 Senza la qualità, la quantità non basta. Contrariamente alla raccolta differenziata dell'umido, che registra una «componente estranea» intorno al 3-4%, la plastica è la frazione dove si trovano più impurità, materiali che non dovrebbero finire nei cassonetti o, nel caso della raccolta porta a porta, nei sacchetti gialli. Non tutta la plastica, infatti va buttata nella plastica. Ad esempio, è possibile riciclare gli imballaggi, bottiglie di acqua o bibite, flaconi, vasetti dello yogurt, blister dei farmaci, sacchetti, confezioni, pluriball, polistirolo.

Non vanno invece conferiti nella plastica biro, utensili da cucina, tubi di gomma, guanti monouso, giocattoli, custodie di cd o dvd, ciabatte: oggetti che vanno invece portati al centro di raccolta o nell’indifferenziato.

Tra luci e qualche ombra

«Negli ultimi anni, grazie soprattutto all’impegno dei cittadini, i numeri della raccolta differenziata della plastica sono in costante crescita – spiegano i responsabili di Aprica – gruppo A2A -. Ma si può ancora migliorare, soprattutto in termini di qualità». E' l'obiettivo della campagna di informazione sul corretto riciclo avviata da Aprica, che chiede sostegno anche i sindaci attraverso la condivisione sui social di tutto il materiale informativo per indicare cosa buttare nella plastica e cosa no.

I numeri

Secondo i dati diffusi da Aprica, in media nei Comuni bresciani le «impurità» conferite come plastica oscillano tra l’11 e il 22% (il 15% in città), ma ci sono territori dove si supera il 50%. I meno disciplinati sono gli utenti della Valtrompia. I dati sono il risultato di un'analisi effettuata a campione, attraverso la quale è stato anche evidenziato che la qualità maggiore si riscontra nel porta a porta, mentre nei cassonetti gli «elementi estranei» sono maggiori. La campagna informativa di Aprica è dettata anche dai nuovi «Criteri ambientali minimi», che hanno abbassato la soglia limite delle impurità dal 20 al 15%.

Corepla, che paga il ritiro della plastica da riciclare, pretende infatti che la frazione estranea rientri nei limiti stabiliti. «Per non vanificare gli sforzi della raccolta differenziata - precisa Aprica -, è importante non buttare nella plastica i rifiuti biodegradabili compostabili, come i sacchetti in bioplastica, che vanno nell’organico, oppure i residui di organico, la carta, gli abiti e il tetrapak, che vanno smaltiti nelle raccolte dedicate». Per fugare ogni dubbio, è stato messo a disposizione dei cittadini il servizio «Dove lo butto»: dal sito di Aprica o dall’App PuliAmo è possibile avere indicazioni precise su come differenziare ogni singolo oggetto. 

Cinzia Reboni

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