LA TENDENZA

Rincari, salasso sulle famiglie bresciane: aumenti spesa fino a 2500 euro

di Manuel Venturi
La nostra provincia da top 10 in ogni classifica: una proiezione dell’Unione Consumatori su dati Istat conferma il quadro molto preoccupante
Secondo l’analisi dell’Unc  una famiglia media bresciana potrebbe avere rincari medi da 1.732 euro, una di quattro persone aumenti per 2.449 euro
Secondo l’analisi dell’Unc una famiglia media bresciana potrebbe avere rincari medi da 1.732 euro, una di quattro persone aumenti per 2.449 euro
Secondo l’analisi dell’Unc  una famiglia media bresciana potrebbe avere rincari medi da 1.732 euro, una di quattro persone aumenti per 2.449 euro
Secondo l’analisi dell’Unc una famiglia media bresciana potrebbe avere rincari medi da 1.732 euro, una di quattro persone aumenti per 2.449 euro

L'inflazione galoppa e porta Brescia nella «Top ten» nazionale delle città in cui il costo della vita è aumentato in misura maggiore. Ad affermarlo è uno studio dell'Unione nazionale consumatori, che ha stilato la classifica delle città (capoluoghi di regione e Comuni con più di 150 mila abitanti) e delle Regioni che più hanno subito l'aumento dei prezzi degli ultimi mesi, determinato da una dinamica inflattiva che non si registrava da due decenni. Secondo la ricerca, l'inflazione annua di aprile a Brescia si attesta a +6,3%, di poco superiore alla media nazionale: per la Unc, questo si riflette in un rincaro annuo di 1.732 euro per una famiglia bresciana media, cifra che sale a 2.449 euro per una famiglia di quattro persone.

La percentuale è confermata anche dall'Ufficio statistica del Comune di Brescia, dove spiccano i fortissimi aumenti su aprile 2021 per «Abitazione, acqua, elettricità» (+27,2%) e per «Trasporti» (+9,8%). In testa alla classifica dei capoluoghi e delle città con più di 150 mila abitanti più care c'è Bolzano, dove l'inflazione annua, pari a +8,1% (la più alta d'Italia), si traduce nella maggior spesa aggiuntiva annua equivalente, in media, a 2.577 euro, ma che balza alla cifra di 3.636 euro per una famiglia di quattro componenti.

Al secondo posto Verona, dove il rialzo dei prezzi del 7% determina un incremento di spesa pari a 1.768 euro per una famiglia media, 2.603 euro per una di quattro persone. Sul gradino più basso del podio Trento, dove il +7,5%, la seconda maggiore inflazione, genera una spesa supplementare pari, rispettivamente, a 1.751 e 2.602 euro annui. Quarta è Genova (+6,6%, 1.601 e 2.564 euro), poi Padova (+6,7%, 1.692 e 2.491 euro) e Bologna (+6,3%, +1.776 e +2.449 euro).

La città più virtuosa è Ancona, con un'inflazione del 4,8% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a «solo» 1.089 euro, 1.450 per una famiglia di 4 componenti. Per quanto riguarda la situazione regionale, comanda il Trentino-Alto Adige, con un'inflazione annua a +7,7%, che determina un aggravio medio pari a 2.087 euro su base annua, 2.989 euro per una famiglia di quattro persone. Segue la Liguria, dove la crescita dei prezzi del 6,6% implica un'impennata del costo della vita pari, rispettivamente, a 1.480 e 2.442 euro, terzo il Veneto, +6,5%, con un rincaro annuo di 1.618 e 2.394 euro per quattro componenti.

La regione dove l'inflazione ha impattato meno è la Basilicata, +5,3%, pari a 1.058 e 1.507 euro. La Lombardia è al settimo posto, con un'inflazione annua ad aprile pari al 5,6%, che porta ad un rincaro annuo di 1.520 euro a famiglia (2.157 euro per un nucleo di quattro persone). Secondo Carlo Massoletti, presidente di Confcommercio Brescia, «il dato bresciano è in linea con quello nazionale, su cui pesano i rincari dell'energia e del mondo del food, che subisce anche la scarsità delle materie prime. Ma l'inflazione «core» è prevista all'1,6% annuo, in linea con quel 2% indicato dall'Ue come inflazione ideale».

Il leader di Confcommercio ha parlato di «elementi speculativi, con picchi che secondo gli economisti dovrebbero rientrare nel giro di dodici mesi» e ha sottolineato come, rispetto ad altri Paesi europei, i prezzi in Italia siano cresciuti meno: merito anche «di una rete commerciale caratterizzata da tantissime imprese famigliari, dai bar, ai negozi ai ristoranti. Qui, la spinta inflattiva è assorbita dai gestori stessi, che aumentano la propria mole di lavoro per attutire l'aumento dei costi: è un ammortizzatore economico naturale». Per Stefano Boni, direttore di Confesercenti della Lombardia orientale, «le misure che il governo ha preso per contrastare l'aumento dei costi vanno bene, ma vanno anche rafforzate, per sostenere le famiglie e le imprese, che in questo momento sono messe a dura prova».•.

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