In tribunale

Tenta di uccidere la moglie, sonnambulo di Braone a processo. La vittima: "Era un'altra persona, un pazzo"

di Paolo Cittadini e Marta Giansanti
Per il perito Liborio Parrino, incaricato dal tribunale "quella notte l'uomo poteva essere sotto qualche effetto di parasonnia non rem o forma epilettica notturna"
Tribunale Brescia
Tribunale Brescia
Tribunale Brescia
Tribunale Brescia

"Erano le 4 del mattino, stavo dormendo quando, a un certo punto, ho sentito qualcosa sul mio viso. Sembrava un indumento in pile". Inizia così il ricordo della 58enne, moglie del sonnambulo di Braone che nel gennaio del 2021, in preda appunto a sonnambulismo, aggredì la donna cercando di strozzarlo. Istanti terribili e infiniti per la vittima dell’aggressione; poi però succede quello che forse la donna non osava più sperare: il marito si sveglia, si rende conto della gravità di quanto stava compiendo. E si butta dalla finestra. Per il perito Liborio Parrino, incaricato dal tribunale "quella notte l'uomo poteva essere sotto qualche effetto di parasonnia non rem o forma epilettica notturna"

Leggi anche
Sonnambulo cerca di uccidere la moglie, poi salta dalla finestra

La donna a distanza di quasi tre anni ripercorre quanto accaduto in un'aula del tribunale di Brescia: "Quando ho sentito l'indumento sulla faccia pensavo fossero ladri e che avessero già fatto del male a mio figlio e a mio marito - continua -. Ho reagito e ho lottato con questa figura che non ho riconosciuto. Ho sentito un dito in bocca e l'ho morso. Mi sono ritrovata in terra e ho visto che, di spalle, c'era mio marito. Ho urlato a mio figlio che papà voleva uccidermi. Mio marito si è girato e sembrava un'altra persona: un pazzo. Poi si è buttato dal terzo piano". Fino a quel momento, assicura la donna, suo marito non era mai stato violento.

Le conseguenze

La caduta produce conseguenze gravi, ma il 50 enne sopravvive. Lei dà l’allarme arrivano i soccorritori e i carabinieri per capire cos’è successo. Rimane parecchio in ospedale, quando esce deve fare i conti con il divieto d’avvicinamento al coniuge e con il procedimento giudiziario nei suoi confronti. Ne è seguita una perizia in incidente probatorio, a cui è stato sottoposto il 50enne, stabilendo che è perfettamente capace d’intendere e di volere. La difesa ha poi chiesto un’integrazione della perizia e il secondo esperto ha confermato la capacità, ma ha lasciato un piccolo dubbio. Il processo è ripartito oggi, 14 dicembre, con la testimonianza della donna. 

Suggerimenti