Cadavere nel
torrente, giallo
a Lumezzane

di Fabio Zizzo
La disperazione del nipote di  Ndour Modou dopo la scoperta del cadavere dello zio lungo il  Gobbia
La disperazione del nipote di Ndour Modou dopo la scoperta del cadavere dello zio lungo il Gobbia
Giallo nel fiume

Il corpo senza vita rimasto incastrato sotto un ponticello è riaffiorato ieri mattina fra la ghiaia bagnata dalle melmose e maleodoranti acque del torrente Gobbia. Ai carabinieri di Lumezzane è bastato davvero poco per appurare che il cadavere appartenesse a Ndour Modou, senegalese di 49 anni scomparso da casa alla vigilia di Pasqua. Il macabro ritrovamento avvenuto attorno alle 10 sotto il ponticello di vicolo Levante ha subito assunto i contorni di un giallo. Quasi impossibile che la vittima sia annegata accidentalmente o volontariamente nel torrente dove l’acqua, nonostante il temporale notturno, è alta pochi centimetri. Apparentemente il corpo non presentava segni di violenza, ma sarà l’autopsia disposta dal pm Francesco Carlo Milanesi a fare luce sulle cause del decesso. Dal malore fatale alla caduta accidentale, gli inquirenti al momento non escludono alcuna ipotesi, compresa quella più inquietante di un’aggressione. Non viene ovviamente tralasciata la pista del suicidio.

GIÀ LE CIRCOSTANZE della sparizione del venditore ambulante da vent’anni residente a Lumezzane e perfettamente integrato nella comunità, erano del resto avvolte dal mistero. Modou aveva già comprato il biglietto per rientrare in Senegal, proprio come faceva ogni anno. Ma nella notte fra il 15 e il 16 aprile era uscito dalla sua abitazione di via Trieste lasciando tutto: soldi, permesso di soggiorno e anche il biglietto aereo. Le ricerche avevano impegnato la Protezione civile e i carabinieri, poi ieri il tragico epilogo.

La zona in cui è stato trovato il cadavere è quella di Santa Margherita, a Sant’Apollonio, percorrendo la mulattiera che a sinistra del santuario scende verso una fabbrica. È stato il proprietario di villetta della zona, ad riverso su un mucchio di ghiaia, arenato nel torrente. All’inizio pensava che si trattasse di un manichino, un oggetto smaltito abusivamente nel Gobbia, come avviene spesso con altri rifiuti. Comprensibile lo shock quando si è reso conto che era un corpo senza vita.

Scattato l’allarme sul posto sono intervenuti i carabinieri di Lumezzane e Gardone Valtrompia guidati dal maresciallo Antonino Calorenni e dal tenente Fabio Iapichino, insieme ai Vigili del fuoco locali, l’automedica e un’ambulanza. Il medico si è calato con la scala nel torrente per constatare il decesso. Pochi minuti più tardi sono arrivati anche il magistrato Francesco Carlo Milanesi e il medico legale che hanno effettuato un capillare sopralluogo.

In riva al Gobbia sono arrivati anche i nipoti della vittima che alla vista del corpo dello zio sono scoppiati in lacrime. A uno di loro è toccato il triste compito del riconoscimento della salma. Nel pomeriggio i parenti di Modou sono stati ascoltati in caserma. Prima di mezzogiorno la salma è stata recuperata e trasferita all’obitorio del Civile in attesa degli accertamenti medico-legali.

L’ESAME AUTOPTICO sarà decisivo per fare luce sui punti oscuri della tragedia. Come detto tutte le ipotesi sono al vaglio degli investigatori che hanno raccolto le testimonianze di chi frequenta la zona. L’angusta strada che costeggia il Gobbia teatro del ritrovamento è molto battuta da chi pratica jogging o dagli appassionati di mountain bike. Non si riesce a capire dunque come il cadavere sia stato scorto solo ieri. Una circostanza che unita al fatto che il corpo non presentasse segni di decomposizione alimenta il sospetto che la morte risalga a poche ore prima il ritrovamento. Come sia finito lì è un’altra domanda a cui dovranno rispondere gli inquirenti. Forse spinto da un vicino e stretto canale di scolo che getta acqua nel Gobbia e mosso dal temporale delle ore precedenti. Oppure gettato nel Gobbia da qualcuno.

Suggerimenti