LE REAZIONI. La Lav invoca anche la chiusura definitiva del mattatoio teatro della vicenda

«Controlli zootecnici inaffidabili
Il servizio ora va commissariato»

di Cinzia Reboni
L’avvocato Carla Campanaro che ha assistito in giudizio la Lav
L’avvocato Carla Campanaro che ha assistito in giudizio la Lav
L’avvocato Carla Campanaro che ha assistito in giudizio la Lav
L’avvocato Carla Campanaro che ha assistito in giudizio la Lav

Cinzia Reboni

Due veterinari condannati ieri, altri due loro colleghi a giudizio per il processo Green Hill bis. Dopo la sentenza sul caso Italcarni di Ghedi la richiesta di commissariare il servizio veterinario della Ats di Brescia «non potrà più essere ignorata della Regione», perchè «si tratta di ridare credibilità ai controlli sulla filiera alimentare e di tutelare la salute dei cittadini».

LA LAV - parte civile nel provvedimento - plaude alla sentenza e torna a invocare la messa sotto tutela del servizio veterinario dell’Ats. «La condanna pronunciata ieri è clamorosa, con risvolti che riguardano l’intera collettività - si legge nella nota della Lav -. Ci auguriamo che la condanna porti alla chiusura del macello di Ghedi: un atto dovuto, richiesto e previsto dalla regolamentazione sui controlli veterinari».

La Lega anti-vivisezione si rivolge poi al governatore della Lombardia Roberto Maroni: «Cosa è cambiato nelle procedure di controllo dopo questa clamorosa inchiesta giudiziaria?. Cosa è cambiato in seguito alla pubblicazione delle dichiarazioni dell’amministratore unico di Italcarni, che ha ammesso i maltrattamenti ai bovini, confermando la leggerezza nei controlli effettuati dalle autorità sanitarie? Si tratta di elementi di prova che hanno portato alla luce le falle di un sistema di controllo assolutamente inadeguato e incapace di tutelare gli animali e la salute dei cittadini, già evidenti con l’inchiesta di Green Hill e gli scandali sui farmaci illeciti e la macellazione». Quel che è emerso in tribunale «è inquietante - sostiene la Lav, assistita nel processo dall’avvocato Carla Campanaro -: la Procura ha evidenziato la correlazione tra i gravissimi maltrattamenti sugli animali e il rischio sanitario per il consumatore, problematica confermata da numerosi medici veterinari durante il processo. Il trascinamento delle carni crea rischi sanitari e gli animali macellati in quelle condizioni presentavano una elevatissima carica batteriologica, fino a 50 volte superiore al consentito, come è stato certificato dall’Istituto zooprofilattico di Torino». La diatriba sulle modalità di refrigerazione delle carni campionate, che ha fatto cadere l’accusa di adulterazione delle carni per i due veterinari, «non rassicura nessuno e di fatto lascia spazio a dubbi e sospetti», sostiene la Lav.

Una «condanna importante, ma decisamente monca - secondo la Lac - in quanto «contiene in sé l’unica preoccupazione di tutelare “malissimo” i consumatori di carne e “benissimo” i poteri forti che proteggono la filiera della zootecnia industriale».

La Lega per l’abolizione della caccia, anch’essa parte civile nel procedimento contro Italcarni, parla di «sentenza “sanitaria“, che ha colpito anche l’atteggiamento intimidatorio assunto dai condannati nei confronti di chi ha cercato di sollevare il coperchio, ma che è ancora lontanissima da qualsiasi considerazione sui diritti animali. E per di più continua con stupore a vedere regolarmente al lavoro i veterinari condannati, nei confronti dei quali l’Ats non ha preso finora alcun provvedimento disciplinare degno di nota, provvedendo invece a trasferire l’unico pubblico ufficiale che ha avuto un ruolo positivo in questa squallida vicenda, ovvero la dottoressa Erica Ester Vergerio, che aveva denunciato le oscenità del macello di Ghedi».

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