Dossier legionella: ultimatum all’Ats del ministro Costa

di Valerio Morabito
Analisi di laboratorio per individuare le origini della legionella registrata l’estate scorsa nei paesi della pianura orientale
Analisi di laboratorio per individuare le origini della legionella registrata l’estate scorsa nei paesi della pianura orientale
Analisi di laboratorio per individuare le origini della legionella registrata l’estate scorsa nei paesi della pianura orientale
Analisi di laboratorio per individuare le origini della legionella registrata l’estate scorsa nei paesi della pianura orientale

Valerio Morabito Trenta giorni. È questo il tempo concesso all’Ats di Brescia dal ministro all’Ambiente Sergio Costa per consegnare la copia del corposo dossier sull’epidemia di polmonite batterica e legionella che ha contagiato complessivamente quasi mille persone e provocato almeno sei morti sospette. L’ULTIMATUM del ministro è il primo effetto concreto dell’incontro tra Costa e il presidente del Comitato di salute pubblica Carmine Piccolo che aveva invocato un intervento del governo per sbloccare lo stallo creato dalle autorità sanitarie. L’Ats Brescia e quella di Mantova hanno negato l'accesso agli atti al Comitato che sta mettendo a punto un’azione legale collettiva promossa dalle famiglie degli ammalati. Le autorità sanitarie hanno motivato l’embargo sui dati con le esigenze del riserbo istruttorio legato all’inchiesta per epidemia colposa aperta dalla procura di Brescia. Il ministro Costa si è impegnato con il Comitato ad ottenere gli incartamenti legati in special modo alle analisi condotte nella zona rossa, quella più colpita dall’epidemia che coinvolge Remedello, Montichiari, Calvisano, Acquafredda, Carpenedolo, Isorella e Visano. L'avvocato Donatella Mento che assiste il Comitato potrà così completare la memoria in vista del ricorso alla giutizia. Sarà interessante soprattutto verificare dove è stato isolato il morbo del legionario sul fiume Chiese, se e come sono stati effettuati controlli sullo spandimento dei fanghi di depurazione. Il Comitato attende con interesse anche il rapporto sull’evoluzione epidemiologica dell’infezione, ovvero se sono stati trovati punti in comune tra le persone colpite dal batterio. Il tutto mentre si consolida l’ipotesi avanzata anche dal ministero della Salute che l’onda infettiva si sia sviluppata dal Chiese e sia stata amplificata dalle torri di raffreddamento delle aziende che inconsapevolmente hanno alimentato i propri impianti con l’acqua prelevata dal fiume e dalla sua rete di affluenti. Una tesi che sta trovando prove scientifiche nell’immane opera di ricerca condotta sotto l’egida del Ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità. Intanto, i primi di marzo, i componenti del Comitato di salute pubblica concluderanno il ciclo di incontri con i sindaci della zona rossa in seguito alla lettera inviata per stimolare le istituzioni locali ad intervenire in difesa del territorio prima della stagione estiva. Se la causa dell'epidemia, come ribadito in più occasioni dai vertici di Ats Brescia, è «ambientale», al centro della lettera ci sarà la richiesta di «tutelare il deflusso minimo vitale del fiume Chiese» e anche quella di effettuare dei campionamenti sui propri territori nei pozzi o nelle zone più sensibili dove può proliferare lalegionella. «Infine – spiega Piccolo - abbiamo messo in evidenza la necessità di un giro di vite sullo spandimento dei fanghi». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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