Annunci e false partenze, quattro anni di «flop»

di V.R.
Ferrovie: l’alta velocità non parte
Ferrovie: l’alta velocità non parte
Ferrovie: l’alta velocità non parte
Ferrovie: l’alta velocità non parte

Qui l’unica cosa che procede ad alta velocità è il susseguirsi di annunci «flop», di false partenze, di rinvii e di smentite. Una lunga, imbarazzante e a questo punto incomprensibile catena di ordini e contrordini che ha finora impedito di far partire i cantieri della Tav Brescia-Verona, prosecuzione della tratta Treviglio-Brescia, realizzata fra il 2012 e il 2016. Non che il territorio sia ansioso di veder partire questi cantieri, anzi: per tentare di bloccare un progetto ultra-bi-miliardario, che avrà un impatto non indifferente su ambiente ed economia locale, sono in ballo due ricorsi al Consiglio di Stato, uno del Comune di Desenzano (al quale erano inizialmente uniti altri sei Comuni) e un altro di una cinquantina di soggetti fra cittadini, aziende, consorzi e comitati, discusso in udienza proprio ieri mattina. A BLOCCARE il tutto non sono però i ricorsi, quanto la macchinosità dei processi decisionali, di rinvio in rinvio. L’ultimo annuncio, «cantieri aperti entro marzo o aprile», era stato dato il mese scorso dall’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini: «Abbiamo chiuso su Brescia e Verona» aveva dichiarato l’11 gennaio, prevedendo addirittura di accorciare a soli 5 o 6 anni i tempi di esecuzione dell’opera, che era invece stata fissata dai progettisti in 7 anni e 3 mesi. Un ottimismo che il numero uno delle Fs aveva ribadito il 20 gennaio, dichiarando alla stampa bresciana che anche le integrazioni richieste dalla Corte dei Conti erano state inviate a chi di dovere, che la delibera del progetto definitivo sarebbe stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale entro febbraio e che, contestualmente alla firma del contratto con il consorzio CepavDue, i lavori sarebbero iniziati a marzo o aprile. Si dava (almeno implicitamente) per scontato il via libera della Corte dei Conti dopo il controllo preventivo, con la registrazione dell’atto e la fine di un iter che, invece, è ancora oggi in itinere. Eppure, fra l’altro, proprio in quell’occasione a gennaio, annunciando i lavori a marzo o aprile, gli stessi vertici di Fs avevano di fatto smentito i precedenti annunci: «Partiamo con i cantieri in gennaio», avevano detto il 28 di ottobre. Ma in gennaio era arrivato solo l’annuncio che spostava il tutto a primavera. Sembrava che in quel gennaio tutto dovesse succedere, il fato dovesse compiersi. A fissare come «linea del Piave» per l’avvio dei cantieri proprio il gennaio del 2018 era stato infatti, nel 2015, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, intervenuto davanti ai sindaci bresciani. Già allora un rinvio di quasi tre anni. Ma non sarebbe stato l’ultimo, e non era il primo. In precedenza, fino alla conferenza di servizi del 2014 sul progetto esecutivo, la data dei primi cantieri era stata infatti fissata sì a gennaio, ma del 2015: lo aveva dichiarato l’allora numero uno delle Fs, Michele Mario Elia. Ad allungare i tempi furono in quel caso le migliaia di osservazioni ricevute da Comuni e Regioni. Roba da nulla, comunque, per un progetto concepito nel 1993 col primo studio di fattibilità, e con una valutazione di impatto ambientale datata 2003. Già a quel tempo sembrava di sentire i motori delle ruspe. •

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