Arriva l’inverno: le limonaie vanno in letargo

di Luciano Scarpetta
La limonaia del «Prà de la Fam»: a gestire la struttura fino al 2039 sarà ancora il Comune di TignaleI limoni coltivati all’interno del «Prà de la Fam»Fabio Gandossi all’opera nella limonaia «La Malora»
La limonaia del «Prà de la Fam»: a gestire la struttura fino al 2039 sarà ancora il Comune di TignaleI limoni coltivati all’interno del «Prà de la Fam»Fabio Gandossi all’opera nella limonaia «La Malora»
La limonaia del «Prà de la Fam»: a gestire la struttura fino al 2039 sarà ancora il Comune di TignaleI limoni coltivati all’interno del «Prà de la Fam»Fabio Gandossi all’opera nella limonaia «La Malora»
La limonaia del «Prà de la Fam»: a gestire la struttura fino al 2039 sarà ancora il Comune di TignaleI limoni coltivati all’interno del «Prà de la Fam»Fabio Gandossi all’opera nella limonaia «La Malora»

Tutelare e salvaguardare tradizioni e prodotti tipici significa investire nella cultura e nel turismo. Lo sanno benissimo a Tignale, dove grazie al rinnovo della convenzione fino al 2039 con la famiglia Parisini, proprietaria dal 1754 della storica limonaia al «Prà de la Fam», si può pensare, dopo i recenti lavori di ristrutturazione, alla valorizzazione in grande stile dell’antico sito agricolo a fini museali e turistici. STIAMO PARLANDO di una delle limonaie più grandi ancora perfettamente in produzione di tutto il comprensorio benacense, riconosciuta dal 2011 «Ecomuseo» da Regione Lombardia, all’interno della quale sono coltivate con metodi tradizionali quasi una novantina di piante di limone, oltre a cedri, aranci amari, mandarini e bergamotti. Non è quindi un caso se nei prossimi giorni, in occasione dell’inizio della copertura della limonaia, previsto per mercoledì 14 novembre, l’agrumeto accoglierà al suo interno le attività didattiche degli alunni di elementari e medie. Con loro oltre ai docenti ci sarà anche Domenico Fava, storico locale e presidente di Asar per raccontare notizie storiche e curiosità sulla limonaia. Nel pomeriggio inoltre, dalle 14 alle 16, l’intero complesso verrà riaperto al pubblico in occasione dell’inizio delle attività di copertura, affidate alla Agri-Coop di Gargnano: periodo nel quale verranno effettuate visite guidate dimostrative e inevitabili assaggi di prodotti tipici. A TIGNALE come a Gargnano in alcune limonaie private, e a Limone nella settecentesca limonaia del Castèl di proprietà comunale, nonostante il progressivo abbandono delle coltivazioni di agrumi, è comunque ancora possibile fare un tuffo nel passato per riscoprire le caratteristiche di questi antichi giardini dove, come un tempo, si producono e si trasformano i limoni. «QUESTE STRUTTURE non sono solo un luogo della memoria», spiega Fabio Gandossi, giardiniere di limoni e figlio di Giuseppe, uno degli ultimi coltivatori di agrumi presenti sul lago, dal quale un paio di anni fa ha raccolto ufficialmente il testimone avviando un’azienda agricola all’interno della limonaia di famiglia. La sua «La Malora», limonaia del Seicento, è in effetti una realtà vera, viva, che segue ancora i metodi di coltivazione dei tempi andati. Si entra in un luogo in cui il tempo si è fermato, dove si ritrovano i prodotti del lavoro: limoncello, arancello, sciroppi, marmellate e capperi. «Anche qui nel giro di un paio di settimane, con l’inizio della stagione invernale, inizierò a coprire l’intera struttura con il tradizionale tetto di assi di abete, castagno e larice - prosegue Gandossi - chiudendo con grandi pareti mobili sempre in legno e abbondantemente vetrate tutta la zona rivolta verso il lago. Ci vorranno una decina di giorni di lavoro ma la fatica verrà ripagata e tutti i frutti del giardino saranno al riparo dai venti freddi e dalle rigide temperature invernali». Anche «La Malora», come ad esempio la neonata cooperativa di giovani mastri cartai di Toscolano Maderno, rappresenta un nuovo modello percorribile di sviluppo del territorio, basato sul «saper fare» che la tradizione ha tramandato. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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