la polemica

Depuratori del Garda nel caos I veronesi furiosi con Brescia

di Cinzia Reboni
Dopo il colpo di scena ad Acque Bresciane con le dimissioni del presidente Gianluca Delbarba. La «diffida» di 11 sindaci del Chiese e della Comunità di Valsabbia crea un vicolo cieco: non c'è più alcuna certezza sui due nuovi impianti previsti a Montichiari e Gavardo
Un disegno dal progetto del depuratore di Gavardo: massima incertezzaIl depuratore di Peschiera: sulla sponda veronese cantieri già avviati
Un disegno dal progetto del depuratore di Gavardo: massima incertezzaIl depuratore di Peschiera: sulla sponda veronese cantieri già avviati
Un disegno dal progetto del depuratore di Gavardo: massima incertezzaIl depuratore di Peschiera: sulla sponda veronese cantieri già avviati
Un disegno dal progetto del depuratore di Gavardo: massima incertezzaIl depuratore di Peschiera: sulla sponda veronese cantieri già avviati

Le dimissioni di Gianluca Delbarba da presidente di Acque Bresciane hanno avuto un effetto domino: mentre sulla sponda bresciana ci si interroga sul destino del controverso progetto del depuratore del Garda, sulla riva veronese, dove l'opera prosegue invece spedita, si guarda con preoccupazione allo stop degli impianti previsti a Gavardo e Montichiari. Quando e come si faranno, adesso, i nuovi depuratori del Garda bresciano? Delbarba ha compiuto un passo indietro dopo aver constatato l'impossibilità di approvare nel consiglio di amministrazione di giovedì l'ok alla gara per l'affidamento della stesura del progetto definitivo, una partita che vale 4 milioni di euro. L'iter è finito in un vicolo cieco dopo la diffida di 11 Comuni del Chiese e della Comunità montana di Valsabbia, contrari all'ipotesi di trattare i reflui fognari negli impianti sul Chiese.

L'atto intimava al board di Acque Bresciane di non approvare nessun atto relativo al collettore, riservandosi in caso contrario di chiedere il risarcimento danni e segnalare un presunto danno erariale. Maria Rosaria Laganà, prefetto-commissario dell'opera che aveva imposto un'accelerazione all'iter, riprenderà in mano il dossier lunedì. Angelo Cresco, presidente di Azienda Gardesana Servizi, società veronese omologa di Acque Bresciane, esprime solidarietà a Delbarba: «Sono convinto che alla fine prevarrà il buon senso. Oggi non realizzare in tempi certi il collettore significa mettere in pericolo il lago, la sua salute, l’ecosistema e l’ambiente. Siamo di fronte a un gruppo di falsi ecologisti che portano avanti la logica del cassonetto: mai davanti a casa mia.

A Verona i partiti sono tutti d’accordo per sostenere il rifacimento del collettore ormai è arrivato a fine vita. Mi meraviglio che a Brescia prevalgano i territori: mi sembra una lotta tra bande». Cresco si augura che «il commissario faccia rispettare tempi, forme e modi». Intanto il primo stralcio del depuratore veronese sarà ultimato prima di Pasqua» «Abbiamo già appaltato altri tre segmenti e tra 60 giorni avremo esaurito i 40 milioni stanziati dal ministero dell’Ambiente». Ma di fronte ai ritardi di Brescia c'è la possibilità che i 60 milioni finanziati dal Governo vengano dirottati su Verona? «Nell’accordo del 2017 era già previsto che noi avremmo smaltito solo il 50% del reflui bresciani, con Desenzano e Sirmione, perché il nostro depuratore è saturo e Peschiera non è la pattumiera del Garda. É fondamentale che Brescia abbia il suo impianto, a noi non importa dove, anche per sanare le procedure di infrazione Ue». •.

Suggerimenti