«Il depuratore non sia l’alibi per privatizzare il ciclo idrico»

Sul progetto del depuratore del Garda e la necessità di dismettere la condotta sublacuale – emersa anche dalla relazione di Acque Bresciane – le polemiche non si placano. Il Comitato Referendario Acqua Pubblica, a fronte della comprovata assenza di un'emergenza ambientale, e visto che sono stati stimati 8 anni per la sostituzione della condotta, contesta le «incredibili dichiarazioni che riguardano l’indisponibilità di tecnologia adatta a rimpiazzarla. Lo stesso direttore tecnico di Acque Bresciane, Mauro Olivieri, afferma che in 24-30 mesi, e con una spesa di circa 15-20 milioni, sarebbe possibile posare nuove tubazioni. Se davvero c'è emergenza – scrive in una nota il comitato -, la soluzione c'è». Quanto all’ impossibilità di sostituzione della sublacuale, considerate le attuali capacità tecnologiche, il comitato cita, a titolo di esempio, il gasdotto Greenstream tra Libia e Italia con diametro di circa 81 centimetri, posato a 1150 metri e lungo 520 km, che convoglia ogni anno 8 miliardi di metri cubi di gas ad alta pressione. Ma il Comitato si sofferma anche sulle «alleanze e contro-alleanze del partito pro-privato. Ora che gli equilibri nazionali sono cambiati, anche il sindaco di Montichiari Marco Togni della Lega si lancia contro Acque Bresciane, rea di non avere la capacità finanziaria per realizzare il depuratore. Si chiama quindi in causa A2a ed il suo Project Financing. Ma Togni – si chiede il comitato -, da sempre contrario all'opera e tra coloro che hanno presentato ricorso contro la nomina del commissario, è ora favorevole a questo progetto del depuratore?». La vicenda Ab «è la più complessa tra tutte quelle che coinvolgono la gestione del servizio idrico, schiacciata com’è tra interessi privati, trasversali al mondo politico, e interesse pubblico. La nomina di un Cda composto quasi completamente da politici, che nella loro attività hanno sempre avversato la gestione pubblica del servizio idrico, è l’epifania della privatizzazione. Troppo numeroso e trasversalmente compatto il “partito multicolore” che vuole aprire alle grandi utility portatrici di interessi economici milionari. Il risultato finaleè solo uno: Acque Bresciane sarà privatizzata. E le responsabilità politiche saranno trasversali». Secondo il Comitato «non si può cancellare la volontà popolare espressa nel referendum del 2018 che ha fermato la privatizzazione ed ha portato alla delibera del Consiglio provinciale che ha sancito il ritorno alla gestione al 100% pubblica del ciclo idrico, affidando il compito ad Acque Bresciane. Se prevarranno gli interessi privati una risorsa vitale come l'acqua sarà sacrificata sull'altare del profitto». •. C.Reb.

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