L’abuso c’è, ma sulla demolizione è battaglia

di Sergio Zanca
L’ordinanza di demolizione è stata emessa ma non ancora eseguita
L’ordinanza di demolizione è stata emessa ma non ancora eseguita
L’ordinanza di demolizione è stata emessa ma non ancora eseguita
L’ordinanza di demolizione è stata emessa ma non ancora eseguita

Abbattere piscina, gazebo, uffici (di 96 metri quadri) e tettoia mobile in metallo, opere realizzate senza alcun titolo.

L’ordine è partito dal municipio, che ha inviato un’ordinanza di demolizione a Giuseppina Ceretti, proprietaria dell’immobile di via Cunettone. Il figlio, Danilo Grigoletto, socio della srl Garda Invest, che ne aveva la completa gestione, ha dichiarato di avere costruito il tutto nel lontano 2004, a insaputa della madre. L’ottobre scorso due funzionari dell’ufficio edilizia comunale, uomini della Forestale e un geometra per il Tribunale di Brescia, nell’ambito di un’esecuzione immobiliare, hanno effettuato un sopralluogo, contestando l’esistenza delle opere abusive.

Dopo aver ascoltato le osservazioni dell’attuale conduttrice, la Sigea Holding, in aprile il sindaco Giampiero Cipani ha firmato l’ordinanza di abbattimento e di ripristino entro 90 giorni. Contestata anche la realizzazione di un nuovo ingresso con accesso diretto dal piazzale prospiciente

Ma la Ceretti si è opposta.

Difesa dagli avvocati Bruno Faustini, ex presidente della Comunità montana Alto Garda, e Riccardo Salerno, ex revisore dei conti del municipio, sostiene che, in base alla vecchia normativa, è possibile risarcire il danno ambientale, pagando la somma equivalente al maggiore importo tra il danno arrecato e il profitto conseguito (importo da determinare previa perizia di stima).

E AGGIUNGE: «Se l’opera abusiva non ha prodotto un’intollerabile lesione di valori paesistici o di valori ambientali, l’abuso deve essere derubricato a formale, consentendo di accedere alla sanatoria. Ebbene, il Comune ha omesso ogni istruttoria, limitandosi a osservare che sull’area grava un vincolo, poiché ricca di cipressi, ulivi e noccioli, costituendo una quadro naturale di eccezionale bellezza. Ma dimentica che la zona è fortemente antropizzata, con la presenza di innumerevoli attività artigianali e, a poche decine di metri, del nuovo complesso della Tavina. Inoltre - conclude - non è possibile eseguire l’ordinanza perché non ho la disponibilità del lotto, colpito da un’esecuzione immobiliare pendente davanti al Tribunale di Brescia».

Il Comune ha incaricato l’avvocato Mauro Ballerini di resistere al ricorso presentato, e di sbrogliare la matassa. Nel ’90 era già stata rilasciata concessione in sanatoria per alcune modifiche apportate, e per la costruzione di un magazzino interrato.

Suggerimenti