La rabbia No Tav «Adesso Toninelli deve farsi sentire»

di Alessandro Gatta
No Tav sul Garda: per fermare i cantieri della tratta Brescia-Verona gli attivisti si rivolgono al neoministro Danilo Toninelli, dei 5  Stelle
No Tav sul Garda: per fermare i cantieri della tratta Brescia-Verona gli attivisti si rivolgono al neoministro Danilo Toninelli, dei 5 Stelle
No Tav sul Garda: per fermare i cantieri della tratta Brescia-Verona gli attivisti si rivolgono al neoministro Danilo Toninelli, dei 5  Stelle
No Tav sul Garda: per fermare i cantieri della tratta Brescia-Verona gli attivisti si rivolgono al neoministro Danilo Toninelli, dei 5 Stelle

Il guanto di sfida è lanciato, il faccia a faccia reclamato a gran voce: «Ci dicano subito quello che vogliono fare, perché non c’è tempo da perdere. Aspettare anche solo qualche settimana potrebbe essere troppo tardi». Sono i No Tav a sfidare il nuovo governo: lo hanno fatto ieri mattina al Santuario del Frassino di Peschiera - dove i frati sono firmatari di uno dei cinque ricorsi già consegnati al Tar del Lazio contro il progetto definitivo della Tav Brescia-Verona – rilanciando l’appello a un incontro formale, in tempi brevi, con il neoministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli. «Siamo consapevoli dei limiti di un governo di Lega e 5 Stelle – hanno detto gli attivisti – ma sappiamo che i 5 Stelle si sono sempre detti contrari alla Tav, quindi ci aspettiamo una presa di posizione netta. Insomma, se l’Alta Velocità non la vogliono fare, che lo dicano». I TEMPI in effetti stringono: il contratto tra Rfi e Cepav2 per la Brescia-Verona è stato firmato, è in corso il progetto esecutivo e si parla di acquisizione delle aree, gli esprfopri, già durante l’estate. «La partenza dei cantieri non è imminente, perché senza il progetto esecutivo non possono ancora farlo - spiega l’avvocato Fausto Scappini, legale di No Tav ed espropriandi - ma è vero che hanno già cominciato con il piano di monitoraggio ambientale, e se partissero le operazioni preliminari per i decreti di esproprio o le occupazioni d’urgenza, allora non si potrebbe più tornare indietro». Se non fosse il Governo a fermare la Tav, potrebbero farlo i ricorsi al Tar del Lazio: ne sono stati presentati cinque, in rappresentanza di centinaia di soggetti tra privati, aziende, associazioni, i Comuni di Desenzano e Medole, i frati del Frassino. TUTTI I RICORSI vanno ad impugnare la delibera del Cipe del 10 luglio 2017, quella che vale come via libera al progetto definitivo. «I ricorsi sono ufficialmente pendenti - ha detto ancora Scappini – e aspettiamo che venga fissata l’udienza. E non finirà qui: la prossima mossa sarà di impugnare al Tar anche il progetto esecutivo». Sono dieci i vizi contestati alla delibera del Cipe, dalla mancanza di una Valutazione d’impatto ambientale «che consideri l’opera nel suo complesso» alla mancanza di opzioni alternative, il frazionamento dell’opera in lotti costruttivi non funzionali, l’inottemperanza al parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, le norme antisismiche. «Carenze abnormi». Ma i tempi sono stretti. •

Suggerimenti