Salvalaggio e il parroco, duello d’altri tempi

di Alessandro Gatta
Vittoria Turina, commerciante da una vita, mostra l’Unità di quel giorno: lei si schierò con SalvalaggioNantas Salvalaggio
Vittoria Turina, commerciante da una vita, mostra l’Unità di quel giorno: lei si schierò con SalvalaggioNantas Salvalaggio
Vittoria Turina, commerciante da una vita, mostra l’Unità di quel giorno: lei si schierò con SalvalaggioNantas Salvalaggio
Vittoria Turina, commerciante da una vita, mostra l’Unità di quel giorno: lei si schierò con SalvalaggioNantas Salvalaggio

Il calendario segnava il 1972, era il 15 luglio: esattamente 48 anni fa. In paese è un anniversario speciale: era il giorno in cui sulle pagine nazionali de L’Unità, all’epoca un quotidiano da 300mila copie, la giornalista Tina Merlin - celebre per le sue inchieste sul Vajont - scriveva di Moniga e dei suoi personaggi: lo scrittore Nantas Salvalaggio, il sindaco democristiano Adalberto Gargiolli, il parroco don Augusto Cogo e altri ancora. SONO LORO i protagonisti de «Le baruffe di Moniga» (questo il titolo dell’articolo del 1972) tra campane che suonavano troppo presto, elezioni perse per un soffio dal Pci e soprattutto il libretto «Malpaga», scritto da Salvalaggio che senza mai citare Moniga o i suoi abitanti in realtà ne parlava eccome, con pseudonimi e frecciatine, scatenando ilarità e sorrisi ma anche fastidio e indignazione. Quell’articolo oggi è un cimelio, ma esiste ancora, ingiallito dallo scorrere del tempo e custodito gelosamente da Vittoria Turina, da tutti conosciuta come Vittorina, storica commerciante di paese (classe 1938 e oggi ancora in attività con il suo VittaMarket) che ai tempi faceva la fruttivendola: l’ha rispolverato proprio in questi giorni, per celebrare questo singolare anniversario. Anche lei appare (con foto) su quelle pagine, unica testimone vivente di quello che succedeva - almeno tra quelli intervistati da Tina Merlin - insieme a Lorenzo Pollini, 86 anni, per tutti semplicemente Brunetto: ex barbiere di Moniga e in quegli anni segretario della sezione del Pci. Si narra dunque di «Malpaga», che vendette molto in pochi mesi: si parla del litigio tra don Cogo e Salvalaggio per le campane che suonavano ancora alle 4 del mattino, dello scontro ideologico tra la civiltà contadina ormai in ritirata e quella nuova, del turismo, che già allora accoglieva 12mila arrivi l’anno in una decina di «campings» (testuale). Scorrono le righe e si legge del già celebre Chiaretto, delle ville per ricchi che cominciavano a popolare le zone più vicine al litorale, dove le case già costavano più di 20mila lire al metro quadro. Un piccolo paese da 1.500 abitanti (più o meno gli stessi di oggi) che si affacciava al mondo del turismo - già si usava il termine «invasione» - ma dove, scrive Merlin, ancora la metà dei ragazzi non portava a termine nemmeno la scuola dell’obbligo. «La polemica sulle campane ha fatto passare in secondo piano i veri problemi del paese» diceva il barcaiolo Narciso Toffanetti. «Gli danno tutti addosso, ma se qualcuno ha dei problemi Salvalaggio lo aiuta», suggeriva invece Vittorina, che anche adesso non si pente di aver difeso lo scrittore scomparso nel 2009. Il fiume dei ricordi fa scorrere anche qualche lacrima: «Me lo ricordo bene il Narciso - dice ancora Vittorina - Faceva il pescatore ma era paralizzato alle gambe. Una volta la barca si ribaltò, lui rimase aggrappato con le unghie. Fu mio papà Cesco a salvarlo. E mi ricordo anche di Malpaga: nel libro si parla anche di mio marito Sandro Maifredi, che Salvalaggio chiamava Ruspa». Non poteva che essere così: era un impresario edile. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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