Dalla Bassa a Pavia il percorso «sospetto» dei fanghi all’isotopo

di Giuseppe Spatola
Il percorso dei fanghi al Cesio è finito sotto la lente della procura
Il percorso dei fanghi al Cesio è finito sotto la lente della procura
Il percorso dei fanghi al Cesio è finito sotto la lente della procura
Il percorso dei fanghi al Cesio è finito sotto la lente della procura

Fanghi al Cesio. L’ultima grana è scoppiata nel pavese dove la Procura indaga sull’acqua da ripulire consegnata dal 2008 al 2015 dalla Metalli Capra di Brescia al depuratore di Mortara. In quei trasporti sarebbe stato presente del Cesio 137, isotopo artificiale radioattivo. Sostanza inquinante che, a questo punto, non si esclude possa essere finito anche nei fanghi usciti dal processo di depurazione e poi gettati da un’azienda del Pavese nei terreni agricoli di almeno una trentina di paesi tra Lomellina e Pavese. Secondo le analisi commissionate dall’Arpa «non c’era rilevanza radiologica nei fanghi». La vicenda è emersa solo nelle scorse settimane per le vicende societarie della Capra Metalli di Capriano del Colle. Dai verbali dell’Arpa «l’acqua di risulta della discarica contenente le scorie radioattive è finita per anni nel depuratore di Mortara». Nel pavese si parla di circa 1360 tonnellate annue di rifiuti potenzialmente contaminate radioattivamente. PERALTRO GLI STESSI rifiuti arrivavano a Mortara con un codice che li indicava come non pericolosi. Solo nel 2014 dopo l’allarme della prefettura di Brescia, As Mortara (che gestisce il depuratore a lato della circonvallazione) ha scoperto della possibile contaminazione. «Siamo preoccupati per questa vicenda - hanno denunciato al direttivo dell’associazione Futuro Sostenibile in Lomellina -. La politica si interessi di questo problema. Ne va della salute dei cittadini». La dispersione del Cesio nella fonderia Metalli Capra risale al 1989 quando era stata fusa una partita d’alluminio contaminata. Da allora le scorie sono interrate ma da quella discarica usciva del percolato con all’interno l’isotopo. E da qualche parte quel percolato doveva essere trattato. Le botti, come scrive Arpa, arrivavano a Mortara tra il 2008 e il 2015. • Giuseppe.spatola@bresciaoggi.it

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