valsabbia

Dalla Preistoria allo sport: a Villanuova, il sito archeologico di monte Covolo è tutto da scoprire

di Massimo Pasinetti
La collina regala siti archeologici, spazi d’arrampicata e sentieri per tutti. Un vero tesoro che adesso è pure più accessibile con un nuovo percorso di archeotrekking

 È un sito archeologico di grande importanza, ma anche un luogo di svago e sport, e adesso, terminata l’operazione di valorizzazione voluta dal Comune di Villanuova, il monte Covolo è diventato più accessibile.

Lo ricorda Federica Bignotti, assessora a Cultura, Tempo libero, Turismo e Politiche giovanili, spiegando che «il nuovo percorso di archeotrekking è pronto dopo 3 anni di lavori effettuati col contributo del Gal Garda e Valsabbia sul nostro progetto intitolato “Il bosco della falesia”. Un piano da 60mila euro aiutato dai volontari che hanno pulito i sentieri e posato le frecce segnaletiche».

Il progetto 

L’obiettivo era quello di valorizzare una collina al centro da decenni di campagne di scavi archeologici, e sede di insediamenti umani dal Neolitico all’età del Bronzo. Alta 552 metri e alle spalle di Villanuova, è un blocco collinare isolato con un ripido versante occidentale dominato da un «muro» verticale di calcare. Sul monte si trovano anche quattro grotte, i Büs (de la vecia, dei Squadrì, del Léna e del Bò), e il Bò è importante per geologia e storia, dato che ha restituito reperti archeologici testimonianza di insediamenti umani fin dal mesolitico (8000 a.C. circa).

Sulla cima del monte c’è un santuario databile al VII secolo a.C., in uso fin al I d.C., e intorno falesie per l’arrampicata sportiva distinte nei 3 settori basso, alto e altissimo, con vie d’arrampicata di sesto, settimo e ottavo grado. Infine la sentieristica, con numerosi tracciati mappati dal Cai.

Un sito multiforme

Chi ama l’arrampicata sportiva conosce bene la falesia del Covolo, una parete calcarea con 50 vie aperte da volontari che si occupano anche della manutenzione, e durante l’«operazione accessibilità» è stato ripulito il tratto boschivo vicino alla falesia, sono state posate panche, creati gradoni e ripristinati sentieri, mentre chi vuole solo passeggiare può sfruttare un sentiero ad anello.

Magari deviando verso i due siti interessati dagli scavi - ripari sotto roccia Persi e Cavallino - presentati da bacheche curate dal direttore del Museo archeologico di Gavardo Marco Baioni. Come ci si arriva? Attraverso il sottopasso di via Carpen che a sua volta è stato valorizzato e che porta all’accesso al sentiero del bosco. Un tempo spazio degradato, è stato arricchito dalla street art firmata da Matteo Mazzola: un murale che era stato in parte deturpato (sono in corso indagini per scoprire i colpevoli) ma poi risistemato.

Suggerimenti