Nave e Bovezzo celebrano i loro «martiri»

di Marco Benasseni
I famigliari di Natale Bonalda ricevuti in municipio
I famigliari di Natale Bonalda ricevuti in municipio
I famigliari di Natale Bonalda ricevuti in municipio
I famigliari di Natale Bonalda ricevuti in municipio

Nave e Bovezzo hanno reso omaggio alla memoria di due concittadini con la consegnando di una medaglia ai familiari. Felice Tameni, con decreto del presidente della Repubblica, è stato insignito della Medaglia d’Onore conferita ai cittadini italiani vittime delle deportazioni e degli internamenti nel corso del secondo conflitto mondiale. Felice non c’è più, ma il sindaco di Nave Tiziano Bertoli ha voluto incontrare i figli Armando e Costanzo in segno di riconoscenza per l’esempio del padre e per la preziosa eredità lasciata. «UN INSEGNAMENTO che abbiamo il dovere di tramandare alle generazioni future» ha dichiarato Bertoli in occasione della consegna. Felice non può più raccontare quei terribili mesi prigionieri del tedeschi dal 1943, deportato in Austria, a Kaisersteinbruch, ma a tramandare la storia restano i figli, i nipoti e le istituzioni che lavorano per far si che nulla si possa dimenticare. A Bovezzo è stata il sindaco Sara Ghidoni, nella ricorrenza della Giornata della Memoria, a consegnare a Domenica, Roberto, Luisa, Maria Angela e Giancarlo la Medaglia d’Onore alla memoria del padre Natale Bonalda, Cesare per tutti. «LA MEDAGLIA viene consegnata nel giorno in cui commemoriamo la Shoah, che significa soprattutto ricordare e onorare le vittime innocenti della barbarie nazista - scrive il prefetto di Brescia Attilio Visconti nella lettera che accompagna l’onorificenza - Lei e i suoi cari rappresentate per tutti noi la testimonianza delle più nobili tradizioni della società civile italiana che sono orgoglio per la Nazione e inestimabile patrimonio morale. L’esempio del vostro caro e la preziosa eredità che ha lasciato ci consentono di avere maggiore fiducia nel futuro e costruirlo con più solide fondamenta». I figli di Cesare, durante la consegna, ha ricordato le parole del padre che «si rifiutò di uccidere i suoi fratelli e per questo scelse la prigionia». Come lui tanti ragazzi, poco più che ventenni, che onorarono la patria rifiutando di collaborare con i nazifascisti dopo l’ 8 settembre del 1943 e per questo furono deportati nei lager e nei campi di lavoro. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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