Novant’anni fa la scure si abbatte sui Comuni

di William Geroldi

Che in Italia ci siano troppi Comuni - sono oltre 8mila - è un tema ormai da tempo al centro del dibattito politico. Sulle modalità per ridurli, tuttavia, la ricetta non è univoca e la storia di precedenti esperienze al riguardo consegna diverse linee di pensiero. Di certo drastica quella adottata proprio novant’anni fa, nel 1927, da Benito Mussolini.

IL GOVERNO fascista ha drasticamente ridimensionto il numero degli enti locali che nel giro di pochi anni nel Bresciano sono scesi da 230 a 170 su una popolazione di non molto superiore ai 600mila abitanti, la metà dell’attuale. Una sforbiciata che fa il paio con la nomina del podestà alla testa del municipio che esautora le istituzioni democraticamente elette: sindaco, giunta e consigli comunali.

È il Regio decreto legge 383 del marzo 1927 ad avviare la cura dimagrante dei Comuni che si conclude in due anni. Nel Bresciano restano 170 amministrazioni, appena 7 oltre i 10mila abitanti, la maggiore compresa tra 1.000 e 5.000. Il riordino non va per il sottile, nemmeno fa sconti a qualche zona del territorio rispetto ad un’altra. La mannaia cala indistintamente dalla pianura alla montagna, dai laghi alla collina. Il capoluogo Brescia inghiotte le confinanti Caionvico e Sant’Eufemia, dopo aver inglobato nel 1880 i Comuni di Fiumicello Urago, Mompiano, San Bartolomeo, Sant'Alessandro, San Nazzaro Mella.

Il provvedimento cancella storiche autonomie che ancora oggi si intravvedono in controluce, come Rivoltella accorpato a Desenzano, Ciliverghe a Mazzano, Remedello Sotto e Remedello Sopra costrette a convivere nell’asettico Remedello, Virle «sottomesso» a Rezzato. Altri che negli anni a venire si sono riprese l’autonomia persa, come Soiano del Garda e Moniga accorpate a Padenghe; Braone, Losine e Niardo aggregati a Breno, Milzano a Pralboino. C’è poi chi viene battezzato con nomi fior di conio, come Prevalle frutto dell’unione di Goglione Sopra e Goglione Sotto, Tavernole sul Mella nel quale si riuniscono Cimmo, Marmentino e Pezzoro. In mezzo al lago d’Iseo nasce il Comune di Montisola, frutto dell’unione tra Peschiera Maraglio e Siviano e nella Bassa nasce Pedergnaga Oriano dall’unione di Cremezzano, Oriano, Pedergnaga e Scarpizzolo. In Franciacorta, il neonato Corte Franca mette insieme Borgonato, Colombaro, Nigoline e Timoline.

Nel tentativo forse di quietare lo spirito di campanile si ricorre al doppio nome, come Poncarale Flero, Rodengo Saiano, Toscolano Maderno, Capriano Azzano, alchimie burocratiche che in alcuni casi reggeranno decenni per poi tornare allo status quo ante.

Di certo molti dei Comuni scesi al rango di frazioni non gradiscono il ridimensionamento: Carzago di Calvagese, Milzanello e Porzano di Leno, Erbanno e Gorzone di Darfo, Inzino di Gardone, Ludriano di Roccafranca, che mantengono ancora oggi una forte identità. Nel frattempo, il numero dei Comuni è tornato a crescere, fino agli attuali 205. L’anno scorso Prestine si è unito con Bienno, Temù e Pontedilegno non ce l’hanno fatta per la contrarietà espresso da un referendum popolare; Magasa e Valvestino invece hanno deciso di fare armi e bagagli e passare in Trentino. Anche se sono ancora con le valigie in mano.

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