«Ora è stato dimostrato
che non era un untore
La pena è troppo severa»

Sei anni e otto mesi di carcere. Una pena pesante quella inflitta a Claudio Tonoli perché superiore a quella richiesta dal pm e perché arrivata al termine di un rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo. Una sentenza tuttavia che assolve l'imputato da un'accusa altrettanto pesante, quella di aver avuto rapporti sessuali con alcuni giovani senza informarli di essere affetto dal virus dell’ Hiv.

«SONO CONTENTO perché i due capi di imputazione più gravi, tentata lesione e prostituzione minorile per la vicenda di Bergamo, sono caduti - ha commentato l'avvocato Enzo Bosio -. Per il resto, non condivido la sentenza. Però capisco il giudice. È una pena esorbitante per i reati di adescamento e l'unico fatto di prostituzione con il 17 enne di Montichiari. Attendiamo le motivazioni della sentenza che saranno depositate tra 45 giorni prima di dare un giudizio».

Di «sentenza dai due volti» parla l'avvocato Mattia Guarneri: «Da un lato c’è soddisfazione per aver smantellato l’impianto accusatorio che vedeva nel Tonoli l’untore che voleva contagiare i propri partner, avendo dimostrato che lo stesso era consapevole di non poter trasmettere il virus dell’Hiv in virtù dell'azzerata carica virale e per aver provato la totale estraneità dell’imputato per ciò che attiene all’episodio di prostituzione minorile su Bergamo. Dall’altro lato, anche alla luce delle risultanze emerse - continua Guarneri - c’è rammarico per la condanna inflitta per i restanti capi di imputazione nonché per la pena comminata che, a caldo, pare eccessivamente severa». Guarneri, in accordo con Bosio, conclude annunciando: «Si attende di conoscere le motivazioni della sentenza e dei criteri che hanno fondato la quantificazione della pena per proporre atto di appello».P.BUI.

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