LA TRAGEDIA

Lutto per Amara Kante, stella del calcio dilettanti, morto nello schianto in A4

di Alessandro Gatta
Aveva solo 25 anni, era arrivato in Italia dopo un infinito viaggio della speranza. Ha giocato con le maglie di Prevalle, Roè Volciano, Salò Benaco e altre squadre valsabbine
Lo schianto si è verificato prima dell’alba: Kante aveva da poco iniziato a lavorare come autotrasportatore
Lo schianto si è verificato prima dell’alba: Kante aveva da poco iniziato a lavorare come autotrasportatore
Lo schianto si è verificato prima dell’alba: Kante aveva da poco iniziato a lavorare come autotrasportatore
Lo schianto si è verificato prima dell’alba: Kante aveva da poco iniziato a lavorare come autotrasportatore

Aveva trovato la sua America in Valsabbia, dopo una fuga di migliaia di chilometri da guerra e povertà: sognava una vita migliore al fianco della sua giovane sposa e per questo, forse per guadagnare qualcosa di più, da pochi mesi aveva cambiato lavoro.

Prima operaio, adesso camionista: ma proprio sul camion, ieri mattina, ha perso la vita in un tragico incidente stradale sulla A4. Questo il triste destino di Kante Amara, 25 anni, abitante a Nuvolento: originario della Costa d’Avorio, dal 2016 viveva stabilmente nel Bresciano dove si era distinto anche come calciatore nei campionati dilettanti.

 

Era terzino e jolly di centrocampo
Era terzino e jolly di centrocampo

Il tragico incidente in autostrada

Ieri mattina prima dell’alba si è schiantato con il suo camion contro un pilone di cemento, subito dopo la barriera di Milano Est all’uscita di Cinisello Balsamo-Sesto San Giovanni: la dinamica è ancora in corso di accertamento, ma pare possibile che sia stato un colpo di sonno a fargli prima urtare un furgone e poi il pilone. La notizia in poche ore è arrivata in Valsabbia, dove Kante viveva e lavorava.

Abitava a Nuvolento con la moglie, anche lei nativa della Costa d’Avorio. Calciatore di talento Promessa del calcio, fino a poche settimane fa era ancora tesserato per il Roè Volciano e giocava in Seconda Categoria. Come atleta aveva fiato da vendere e un gran fisico: di ruolo terzino, si muoveva bene anche a centrocampo. Aveva indossato anche le casacche del Prevalle, dell’Ac Paitone, del Benaco Salò, dell’Us Serle e infine del Roè Volciano.

In Italia dopo il viaggio della speranza

Era arrivato in Italia qualche anno fa al termine di un infinito viaggio della speranza: era ancora in un centro profughi a Brescia quando Camillo Guatta, oggi direttore sportivo dell’Us Serle, decise di portarlo con sé in Valsabbia: «Lo avevo portato a giocare alla Polisportiva Prevalle, gli avevo anche dato una mano a trovare un lavoro – racconta Guatta –: non so cosa dire, sono sconvolto. L’ho visto crescere, era un bravissimo ragazzo: tutto sport e lavoro».

Da poche settimane aveva appeso le scarpette al chiodo: «A ottobre aveva deciso con dispiacere di smettere - ricorda Giancarlo Bottacchio, mister del Roè - perché con il nuovo lavoro non poteva più gestire gli allenamenti e lui era uno preciso e puntuale. Un esempio per tanti ragazzi, ce ne vorrebbero come lui: si stava costruendo una vita con le sue forze. Di recente ero stato a casa sua, speravo di farlo tornare in campo: ho conosciuto la moglie, insieme erano così felici. Non doveva finire così».

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