Influenza aviaria,
la Bassa è sotto
assedio

di Cinzia Reboni
L’aviaria ha pesantamente colpito gli allevamenti della Bassa
L’aviaria ha pesantamente colpito gli allevamenti della Bassa
L’aviaria ha pesantamente colpito gli allevamenti della Bassa
L’aviaria ha pesantamente colpito gli allevamenti della Bassa

Da focolai diffusi a epidemia, il passo potrebbe essere breve. L’influenza aviaria è al centro di una vera escalation nella Bassa, nell’enclave al confine con le province di Mantova e Cremona. Il virus, che aveva inizialmente colpito soltanto i tacchini, si sta diffondendo negli allevamenti di anatre e galline ovaiole. Eloquente il bilancio dei primi dieci giorni di novembre diffuso dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie, centro di referenza nazionale dell’aviaria: dall’inizio del mese sono stati abbattuti 231.035 capi - fra tacchini, anatre, galline ovaiole e riproduttori di galline ovaiole - nel triangolo compreso tra San Gervasio, Remedello e Alfianello con casi registrati anche a Pralboino. Una contabilità che va ad aggiungersi ai circa 270 mila capi già eliminati ad ottobre.

MENTRE NEL MESE di ottobre erano stati i tacchini a finire sotto stretta sorveglianza, il virus ha colpito negli ultimi giorni soprattutto le galline ovaiole: quasi 140 mila i capi che hanno dovuto essere soppressi. Sulle cause dell’epidemia gli esperti sembrano avere pochi dubbi: il virus sarebbe veicolato da anatidi selvatici. Nessun pericolo per la salute umana - è bene precisarlo -, ma ora si teme l'inevitabile effetto «psicosi» fra i consumatori che, come avvenuto in passato, potrebbe portare ad un calo di consumo di carni bianche con effetti disastrosi sulla filiera alimentata dal comparto avicolo bresciano, che ogni anno alleva 53 milioni di capi tra galline, polli e tacchini. Attorno ai focolai - come prevede il protocollo di profilassi veterinaria - sono stati avviati due livelli di monitoraggio: nel raggio di un chilometro è in vigore la cosiddetta zona di restrizione che, oltre al blocco della movimentazione di tutti i volatili di allevamento, stabilisce una serie di controlli sierologici intensivi. Nel perimetro di 10 chilometri, zona di sorveglianza, vengono invece disposti rigorosi controlli veterinari sulla fauna selvatica e in tutti gli allevamenti avicoli. Misure che restano in vigore per tutto il tempo necessario a completare i range di esami. Le concentriche zone di sorveglianza si stanno sovrapponendo e una larga fetta del territorio della Bassa rischia il blocco dell’attività zootecnica.

L’AVIARIA rischia di colpire pesantemente la filiera avicola. «Dal Governo servono risposte urgenti - conferma il presidente della commissione Sanità del Pirellone, Fabio Rolfi -. Il fondo ministeriale di quasi 15 milioni di euro messo a disposizione della Lombardia per rifondere gli allevatori costretti ad abbattere un milione e mezzo di capi è in via di esaurimento. Bisogna poi rivedere subito il regime degli indennizzi: attualmente i rimborsi vengono erogati solo per gli animali malati e quindi abbattuti, ma nelle zone rosse, in prossimità del focolaio, è vietato vendere prodotti, anche se sani. Ne consegue un danno economico enorme».

Mentre la situazione nel Bresciano è in netto peggioramento, il report del Centro di referenza dell’Izs delle Venezie evidenzia che nel Cremonese sono «solo» 36.800 i tacchini abbattuti. Si è invece «alleggerita» la situazione nel Mantovano, dove l’aviaria ha colpito 185 mila tacchini e 605 mila galline ovaiole soprattutto nei mesi di luglio e agosto: solo 6.500 i tacchini infetti rilevati a ottobre.

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