l'intervista

Mariagiulia Fenaroli e l'arte dell'incisione su vetro: «Mi guidano passione e impegno. E la bellezza di creare qualcosa di unico»

di Chiara Comensoli
Dopo un corso di decorazione del mobile alla scuola Ricchino di Rovato, ha riscoperto l'arte e la bellezza di creare qualcosa da zero, diventato artigiana

Per Mariagiulia Fenaroli, originaria di Cologne, quello posto alla sommità di un calice è un cerchio che, insieme, si chiude e si apre. Si chiude perché, dopo una giovinezza passata ad essere madre, Giulia ha trovato posto in sé per un’altra splendida identità, quella dell’artigiana; si apre perché, grazie alla propria ricerca e a una possente dedizione, sta per aprire un negozio tutto suo. Un sogno, inciso sul vetro, che ha già un nome: Fennidea.

Come è nata questa passione per il fatto a mano?
Una vena artistica l'avevo già da bambina, ma mai coltivata. Sono diventata mamma, il dono più bello che ci possa essere. Ma poi ho cominciato a sentire un vuoto, come se mancasse qualcosa nella mia vita e non mi sentissi pienamente realizzata. Ho deciso di fare un corso di decorazione del mobile alla scuola Ricchino di Rovato. È stato lì che ho riscoperto l'arte e la bellezza di creare qualcosa da zero. Desidero ringraziare enormemente la mia insegnante Antonella e le ragazze del corso. Ma sono grata anche per il sostegno di mio marito e della mia famiglia, che sono stati fondamentali. Grazie a loro ho sentito nascere in me la voglia di creare qualcosa di unico.

Come le è venuto in mente di iniziare a incidere su vetro?
È stato per puro caso: ho scoperto l'arte dell'incisione e ne sono rimasta affascinata. Ho iniziato a documentarmi e a studiare le tecniche, mettendomi al lavoro. Tutto è iniziato come un hobby: ho cominciato a incidere sui vasetti del pomodoro finiti, creando dei porta candele. Da lì ho proseguito con frasi e disegni sui bicchieri. Più incidevo, più mi innamoravo di questa arte. Dentro di me stava nascendo un progetto. Mi sono chiesta: "e se questo hobby diventasse un lavoro?”. E così nasce Fennidea: deriva da un pezzo del mio cognome (“Fen”) più “idea” (quella di creare qualcosa di mio). Finalmente, tra febbraio e marzo, aprirò una piccola rivendita rivolta al pubblico, con annesso laboratorio. Ho imparato che, con costanza e determinazione, si possono superare le difficoltà. Ogni giorno è un'occasione per imparare qualcosa di nuovo, e non smetto mai di farlo. La passione e l'impegno sono le mie guide mentre continuo a perfezionarmi.

Qual è l’oggetto che le chiedono più spesso?
I calici con le frasi. La mia preferita è quella che dice: “Ai nostri momenti insieme”. Ha rapito il cuore di tutti.

Richieste bizzarre?
Mi fu chiesto se riuscissi a realizzare due persone stese a guardare il cielo sopra il piedistallo del calice. Inizialmente mi dissi: "no, non riesco", ma poi decisi di prenderla come una sfida personale. Alla fine, ci riuscii. Il disegno fu realizzato con una punta di spillo, fatto in modo stilizzato. Una volta pubblicato, ricevette tantissimi apprezzamenti.

Come si sviluppano le diverse fasi del lavoro?
Parto da una bozza con un semplice pennarello. Quando il risultato è soddisfacente, procedo con l'incisione a mano libera. Una volta concluso il lavoro lavo l’oggetto, che è pronto per essere mostrato. Il tempo necessario per completarlo può variare da pochi minuti a diverse ore, a seconda della complessità dell'incisione.

Anche i social stanno andando molto bene… Come ha fatto a ottenere questo risultato?
Con tanto impegno. Condivido giorno per giorno le mie creazioni (sui profili “Fennidea” di Instagram, Facebook e TikTok). Ricevo numerosi messaggi di complimenti e scambio di opinioni. I social possono essere molto faticosi, specialmente perché le persone spesso si sentono in diritto di giudicare in modo pesante. Fortunatamente ho costruito una community dolce, principalmente composta da donne. Vedendo alcune frasi delle mie creazioni molte di loro mi scrivono, aprendosi e confidandosi: molte di queste interazioni mi hanno emozionato profondamente. Ho davvero trovato tanta bellezza nello scambio e nella connessione che si crea attraverso l'arte.

Quanti e quali strumenti servono per fare questo lavoro?
Per incidere a mano utilizzo una fresa, come ad esempio un Dremel, con delle punte specifiche. È importante indossare occhiali protettivi e una maschera, per evitare di aspirare la polvere che si crea durante il processo. Inoltre, la pazienza è una componente fondamentale.  

Quali sono state le difficoltà maggiori lungo il suo percorso?
All’inizio molte volte volevo arrendermi. Ma grazie a mio marito, e anche alla mia testardaggine, sono andata avanti. È successo di scheggiare il vetro più volte e non capivo il motivo per cui, quando scrivevo, tremavo, ma mentre disegnavo no. Piano piano ho imparato la mia tecnica e ce l'ho fatta.

Come vedi il futuro dell’artigianato?
Penso che possa continuare a prosperare in modi interessanti. Immagino che sempre più persone potrebbero apprezzare oggetti fatti a mano e unici anziché prodotti di massa. Penso anche che la tecnologia potrebbe aiutare gli artigiani a creare cose incredibili, magari con stampanti 3D o altre innovazioni. Anche l'attenzione all'ambiente è importante, quindi potremmo vedere un aumento di prodotti artigianali realizzati con materiali sostenibili. Inoltre credo che le piattaforme online faciliteranno le vendite e che la personalizzazione continuerà a essere un grande punto di interesse. In sostanza, vedo un futuro in cui l'artigianato tradizionale si combina con nuove idee e tecnologie, offrendo a chi lo porterà avanti l'opportunità di esprimere la propria creatività in modi sempre più innovativi.

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