Nuovo impianto
per rifiuti, scatta
la protesta

di Cinzia Reboni
Una veduta area della cava in località Bertola-Bonfadina gestita dalla ditta Bettoni
Una veduta area della cava in località Bertola-Bonfadina gestita dalla ditta Bettoni
Una veduta area della cava in località Bertola-Bonfadina gestita dalla ditta Bettoni
Una veduta area della cava in località Bertola-Bonfadina gestita dalla ditta Bettoni

Mentre infuria la battaglia sul fattore di pressione tra Aib e Regione, in Franciacorta spunta il progetto di un nuovo impianto di trattamento rifiuti nell’enclave di territorio tra Cazzago e Rovato.

LO STOCCAGGIO di scarti non pericolosi dovrebbe nascere all'interno della cava in località Bertola-Bonfadina, un bacino di escavazione gestito dalla ditta Bettoni, incastonato nell'Ate 9 dove si trova anche la discarica Macogna, da anni al centro di polemiche e di una vertenza a colpi di carte bollate che consumerà il suo ultimo atto davanti al Consiglio di Stato. L’iter autorizzativo del progetto promosso dalla Bettoni - anche in forza del permesso di escavazione fino al gennaio del 2024 - ha subìto una brusca accelerata. L'operazione è stata ritenuta dalla Provincia non assoggettabile alla Valutazione di impatto ambientale. Non sarà necessaria la Via neppure per l'altro progetto presentato dalla Bettoni, che prevede lo spostamento degli impianti di betonaggio e conglomerato bituminoso provenienti dall’Ate 10 di Castegnato nella porzione rovatese dell’Ate 9. Alla decisione della Provincia non si sono opposti gli enti locali: ora entro la fine del mese dovranno essere presentate le osservazioni, poi l'iter autorizzativo dei progetti diventerà in discesa. Secondo lo studio preliminare redatto dal geologo Guido Cadeo e dall'architetto Alessandro Rossi, l'area di trattamento scorie sorgerà sulle ceneri di costruzioni agricole dismesse. L'impianto avrà una capacità di 180 mila tonnellate l'anno, con una media giornaliera stimata in 750 tonnellate. Nella discarica, che avrà una piattaforma operativa di 3.273 metri quadri, finiranno soprattutto macerie edilizie, ma anche terre e rocce e miscele bitumose. Le reazioni negative non si sono fatte attendere. «Alla Provincia - incalza Silvio Parzanini, presidente di Legambiente Franciacorta - rimproveriamo il fatto che un’associazione come la nostra, riconosciuta a livello ministeriale come portatrice di interessi diffusi, non sia stata in nessun modo informata; ai due Comuni ai quali invece il Broletto ha chiesto formalmente di esprimersi chiediamo come sia stato possibile non intervenire con la necessaria determinazione per spegnere già sul nascere qualsiasi velleità di realizzare simili impianti in Franciacorta».

«QUESTO ATTEGGIAMENTO assomiglia troppo a quello sostenuto dagli stessi due Comuni sulla vicenda Macogna, dove prima hanno detto sì alla discarica per poi fare, purtroppo, inutili sfracelli contro. Non può andare così anche alla Bonfadina. Chiediamo perciò alla Provincia di fermare immediatamente l’iter, ai due Comuni di prendere immediatamente posizione contro questa destinazione delle cave scavate in questi anni». Legambiente chiama alla mobilitazione istituzioni e cittadini. «A luglio è stato approvato dalla Regione il Ptra della Franciacorta, uno strumento urbanistico voluto proprio per salvaguardare la zona dallo scempio ambientale, a cominciare proprio dalle cave, dalle discariche e dagli impianti che trattano rifiuti. Certo avvertiamo un silenzio assordante dei Comuni che, anziché tradurre in comportamenti virtuosi la loro azione, sembra invece ad oggi che nulla sia cambiato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti