il caso

Pfas nell’acqua dei pozzi: il comitato cittadino di Capriolo chiede sicurezza

di Simona Duci
Un’assemblea con più di 200 cittadini dopo i dati sulla rete potabile: «Pronti a farci fare le analisi del sangue per capire i rischi»

Sta nascendo un nuovo «comitato cittadino per l’acqua e la salute» a Capriolo. A unire già più di 200 persone è la preoccupazione generale per i livelli alti di Pfas, scorie chimiche che aggrediscono l’organismo e possono essere causa di moltissime gravi patologie e disfunzioni, riscontrati in un certo periodo dell’anno, nell’acqua potabile.

Il comitato

Il comitato ha inaugurato l’impegno pubblico con una serata all’oratorio, dove si sono presentate circa 200 persone venerdì 12 gennaio, con il supporto dei ricercatori Cnr Istituto di ricerca sulle acque, di GreenPeace Italia, delle «Mamme No Pfas» di Vicenza, di un medico del lavoro e di un giurista ambientale. Riferisce Ivana Fabris, portavoce del comitato: «Abbiamo passato mesi a studiare, documenti e dati, a interpellare gli specialisti, e infine abbiamo formato un gruppo come punto di riferimento per i cittadini del paese».

Il report di GreenPeace

Un impegno nato sull’input dell’indagine di GreenPeace sulle acque potabili in Lombardia. Nello specifico le sostanze chimiche pericolose per la salute a Capriolo sono state rintracciate nel punto di prelievo «pozzo calepio» dove i Pfas hanno raggiunto i 108.8 nanogrammi per litro: la direttiva europea del 2020 fissa a 100 il limite cautelativo per la salute umana, ma in Italia non è ancora recepita.

Ulteriori dati sono stati forniti al comitato da Acque Bresciane e di fatto parlano di livelli nei limiti di legge. «Nessuno sta avvelenando nessuno, - ha commentato il sindaco di Capriolo Luigi Vezzoli -: gli enti preposti si stanno interessando per i livelli riscontrati nell’acqua, qui come su tutto il territorio nazionale. Un problema, quello della presenza di Pfas, che non esime nessuno».

Indagare e capire

Ma il problema «non va preso con leggerezza», come hanno spiegato gli attivisti di Capriolo: «Vorremmo specificare - ha commentato Fabris - che non vogliamo puntare il dito su nessuno, ma chiedere maggiori controlli: che il Pfas sia nei limiti non significa che sia innocuo. Vorremmo che le istituzioni facessero maggiori indagini per capire chi sta inquinando il pozzo, per esempio. Tra le azioni future da parte nostra - questa la disponibilità dichiarata dai cittadini - non mancheranno dei prelievi a concittadini volontari, per verificare la presenza di Pfas nel sangue, per capire meglio la situazione».

Suggerimenti