Referendum sul cementificio «Al voto tra ambiente e lavoro»

di Giuseppe Zani
L’impressionante «colpo d’occhio» del cementificio di Tavernola Bergamasca, proprio in riva al lago
L’impressionante «colpo d’occhio» del cementificio di Tavernola Bergamasca, proprio in riva al lago
L’impressionante «colpo d’occhio» del cementificio di Tavernola Bergamasca, proprio in riva al lago
L’impressionante «colpo d’occhio» del cementificio di Tavernola Bergamasca, proprio in riva al lago

C’è un referendum che, pur chiamando a esprimersi una piccola comunità, riguarda tutto il lago d’Iseo. Ha per oggetto il futuro del cementificio di Tavernola Bergamasca, e si svolgerà ad aprile, in data da destinarsi. IL QUESITO sarà il seguente: «Ritieni - sì o no - che il Comune debba agire nella direzione della riconversione/dismissione del cementificio verso altre attività a ridotto impatto ambientale e paesaggistico?». Il via libera al referendum ha avuto il voto favorevole della sola maggioranza, l’altra sera, in aula; contrari si sono espressi Matteo Sorosina e Alberto Consoli, in minoranza per «Progetto Tavernola», la civica di centro-destra che ha retto le sorti del paese nella tornata precedente e che, anch’essa, ha avuto rapporti tesi con la dirigenza del cementificio. «Mi preoccupo anche per un solo posto di lavoro - ha spiegato Sorosina -. Tanto valeva chiedere alla cittadinanza: vuoi far chiudere sì o no il cementificio?». LO STABILIMENTO in questione, acquisito di recente dalla Italcementi, che fa parte dell’Heidelberg Group, occupava negli anni ’70 oltre 400 dipendenti: adesso ne conta circa 70, di cui 35 tavernolesi, la metà dei quali prossimi alla pensione Un trend negativo che ha investito pure il paese. Da anni Tavernola perde abitanti: adesso ne ha 2047, e 530 sono i nuclei con una sola persona. Il valore medio del patrimonio immobiliare tavernolese, inoltre, è inferiore a quello degli altri paesi rivieraschi. Già in occasione del referendum tenutosi nel 2007, l’82% della popolazione si era detta contraria all’utilizzo dei cosiddetti «combustibili alternativi» nel forno del cementificio. Uno stop che ha funzionato. Adesso, però, la determinazione dirigenziale n. 2067 del 16 novembre 2017 della Provincia di Bergamo autorizza, anche se per 5 mesi e sotto monitoraggio, il co-incenerimento, insieme al pet-coke, dei Css-c, i combustibili solidi secondari ricavati da rifiuti non pericolosi: l’indifferenziata, insomma. Contro l’avvio del co-incenerimento, che tuttavia non è ancora partito, il Comune ha fatto ricorso al Tar di Brescia il 20 gennaio scorso. «NEI PAESI con cementifici in cui si è fatta questa sperimentazione, la gente si è mobilitata - ha detto il sindaco Filippo Colosio -. Il referendum è un segnale che intendiamo far arrivare all’azienda affinché questa cambi l’atteggiamento di chiusura sinora tenuto». Il vicesindaco Joris Pezzotti, dopo aver ricordato che in Italia c’è una netta sovrapproduzione di cemento rispetto alla domanda, ha parlato della relativa facilità con cui sarebbero riconvertibili i posti di lavoro qualora si operi una trasformazione del cementificio verso una qualsiasi altra attività turistica o di svago. L’assessore al Bilancio Pasquale Fenaroli ha insistito sul fatto che l’Unione Europea destina ingenti finanziamenti alla riconversione di industrie non più concorrenziali. «Il referendum è un’arma a doppio taglio - ha ammonito Sorosina -: se vince il no, voi la proprietà del cementificio non la fermate più». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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