«Torbiere, basta con i ritardi Ora servono azioni concrete»

di S.DUC.
Un’immagine emblematica del degrado della Riserva delle Torbiere
Un’immagine emblematica del degrado della Riserva delle Torbiere
Un’immagine emblematica del degrado della Riserva delle Torbiere
Un’immagine emblematica del degrado della Riserva delle Torbiere

Nuova sinergia tra le associazioni ambientaliste bresciane, per il bene della Riserva naturale Torbiere del Sebino. «Bisogna voltare pagina - sottolineano a gran voce -. Dopo 36 anni dalla sua costituzione questa realtà dalle grandi potenzialità faunistico-ambientali non ha raggiunto i risultati previsti». Una sollecitazione per salvare le Torbiere è stata inviata ai vertici e agli enti responsabili dell’area naturale: l’obiettivo prioritario è mettere fine al degrado. L’iniziativa viene sostenuta da Legambiente circoli bresciani, Lac, Lipu, Oipa, Amici della Riserva, Enpa, La Schiribilla, Lav, Gruppo intervento giuridico, Gruppo giovani ambientalisti Paratico. «Mancanze gestionali, inquinamento determinato dall’accerchiamento antropico che condiziona pesantemente la stessa presenza di avifauna rimangono irrisolte. Inoltre si sono aggiunti altri problemi negli ultimi mesi», viene evidenziato. Nel dossier messo a punto dalle dieci associazioni, vengono elencate le enormi criticità presenti nella Riserva, con particolare riferimento a cinque grandi temi: rifiuti, affluenti inquinati, vigilanza, impatto attività venatoria, progetto di modifica pista ciclabile Brescia-Paratico. Al primo punto c’è la salute delle acque: «Come è noto, il lago di Iseo è soffocato da rifiuti e sostanze pericolose - si legge nel documento -. L’area della Riserva, denominata Lamette, svolge di fatto una funzione di pettine e deve fare i conti con l’accumulo di grandi quantità di rifiuti, in particolare plastica, creando sbarramento, il conseguente soffocamento della flora e mettendo in difficoltà la vita degli uccelli e dei pesci proprio all’interno di un’area adatta alla riproduzione». Un piano di intervento di bonifica adeguato rimane determinante. «Avevamo apprezzato il ruolo che la Prefettura sembrava avere assunto in merito - rimarcano gli ambientalisti -. Poi non è stato concretizzato alcunché, perché è prevalsa l’idea di non realizzare un vero piano di intervento ma di limitarsi a sporadiche azioni di pulizia che non servono». Serve uno studio complessivo sul grado di inquinamento degli affluenti, «che sembra essere a livelli elevati, come confermato da alcuni dati di Arpa - aggiungono -. A iniziare dal torrente Ri, che raccoglie le acque di tutta la zona sud della Riserva compresi i fluidi di una o più discariche, senza dimenticare gli scolmatori della rete fognaria che, in caso di piogge insistenti, riversano le fogne direttamente nella Riserva». Il tempo delle trattative e dei rinvii è finito, concludono le associazioni, «l'unico imperativo è il rispetto delle leggi, dell'avifauna e dell'ambiente con un deciso intervento nell’esclusivo interesse primario e collettivo legato a questo sito di interesse comunitario». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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