L'EMERGENZA

Adamello, l'agonia di un ghiacciaio. «Entro il 2080 sarà scomparso»

di Giada Ferrari
La previsione emerge dallo studio ClimAda, che mostra gli effetti provocati dal cambiamento climatico anche in alta quota
I ricercatori impegnati nella raccolta dei dati necessari per compiere lo studio
I ricercatori impegnati nella raccolta dei dati necessari per compiere lo studio
I ricercatori impegnati nella raccolta dei dati necessari per compiere lo studio
I ricercatori impegnati nella raccolta dei dati necessari per compiere lo studio

Il progetto ClimADA prospetta uno scenario che spaventa: il ghiacciaio dell’Adamello svanirà entro la fine del secolo per effetto del riscaldamento globale, probabilmente entro il 2080.  Ieri, nell’auditorium del Collegio Lucchini, sono stati presentati i dati del progetto di ricerca, partito due anni fa e nato sulla scorta del progetto ADA270. L’iniziativa, co-finanziata da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, insieme a Edison e Valle Camonica Servizi Vendite, si è avvalsa di numerosi partner: Fondazione Lombardia per l’Ambiente, l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Brescia e la Comunità Montana Valle Camonica-Parco dell’Adamello. «I risultati non sono confortanti e sono molto più di un campanello d’allarme - afferma Giorgio Maione, assessore all’Ambiente di Regione Lombardia -. La ricerca del dato scientifico sul campo è il modo migliore per fare una politica corretta, in tema di ambiente non dobbiamo cadere in valutazioni estemporanee».

Il lavoro di analisi

Lo studio ha permesso non solo di analizzare la storia del ghiacciaio dell’Adamello, ma anche di prevedere la sua dinamica futura in relazione al cambiamento climatico.

La carota di ghiaccio (224 metri) di ADA270, estratta nel 2021 e analizzata all’EuroCold LAB dell’Università di Milano-Bicocca, rappresenta circa 2.000 anni della storia climatica e ambientale dell’area delle Alpi Centrali. Il ghiaccio racconta, tant’è che è stato misurato il livello Cesio rilasciato durante l’incidente di Chernobyl a circa 2 metri di profondità nella carota. Ma anche i residui delle esplosioni termonucleari del 1963 che attualmente sono a poco più di 22,5 metri di profondità. Infine, sono stati rilevati pollini e materiali vegetali, spore e funghi, frammenti di vario tipo, tipici della presenza di soldati della prima Guerra Mondiale a oltre 65 metri di profondità.

Leggi anche
Adamello, ascolta i suoni del ghiacciaio in via d'estinzione

Dal 2021 si provvede al monitoraggio a fibra ottica del ghiacciaio, dalle cui misurazioni l’università degli studi di Brescia ha sviluppato un modello termo-fluidodinamico del ghiacciaio. In particolare, emerge che c’è una diminuzione dell'accumulo nivale compresa tra il 5% e il 6% ogni dieci anni, le temperature dell'aria sono aumentate di circa 0.4°C ogni dieci anni causando gravi effetti sul permafrost. Il bilancio di massa calcolato nell’ultimo quindicennio mostra una perdita media di quasi -2.2 metri all’anno di spessore equivalente in acqua, portando a un ritiro dell'11% ogni dieci anni dell'estensione areale del ghiacciaio, la cui superficie che è passata dai 15.7 chilometri quadrati dell’agosto del 2007 ai 13.1 chilometri quadrati dell’agosto del 2022. In altre parole i dati sottolineano che il ghiacciaio sta subendo un'impressionante erosione peri cambiamenti climatici.

Previsioni preoccupanti

«Se consideriamo che l’aumento medio di temperatura globale è di 1,5 gradi, nel Mediterraneo e sulle Alpi è molto più pronunciato - spiega Antonio Ballarin Denti di Fondazione Lombardia per l’Ambiente -. In particolare, quest’ultima raddoppia la media globale arrivando a +3 gradi». Qual è perciò la prospettiva? Entro trent’anni si prevede un consistente decremento annuale dei giorni di gelo (-23) così come dei giorni di copertura nevosa (-20). Il che porterà a forti alterazioni del regime di precipitazioni nonché ad un incremento dei rischi naturali. «L’impatto del cambiamento climatico c’è ed è grave - chiude Ballarin Denti -, bisogna agire in termini di mitigazione e adattamento, agevolando fattori di resilienza naturale e antropica».

Suggerimenti