la conquista della vetta

Cima Adami, un Tremila difficile diventa l’impresa di un solo giorno per i bresciani Francesco e Igor

di Claudia Venturelli
Le aspiranti guide alpine l’hanno anche ridiscesa con gli sci ai piedi

Sono trascorsi 42 anni dall’apertura della variante diretta alla cima Adami, lungo il canale Ovest-Nord-Ovest, da parte delle guide alpine Antonio (per tutti «Tone») Moles, Guido Cominelli e Gino Baccanelli, e in questo ultimo scorcio d’inverno, altri due specialisti della montagna, Igor Gheza e Francesco Vaiarini, hanno ripetuto l’impresa.

L'impresa

Se nel 1982 i tre protagonisti ci avevano messo tre giorni per conquistare la vetta, le aspiranti guide alpine di «Alp experience», bornese il primo, edolese il secondo, hanno fatto andata e ritorno in giornata, con partenza nel buio della notte e rientro nel pomeriggio. Segno, anche, dei tempi che cambiano, che oggi offrono materiali e tecniche più all’avanguardia, e dell’innevamento trovato lungo l’arduo percorso che porta ai 3.011 metri della punta Adami, una montagna che guarda Edolo.

Un ambiente potente

L’ambiente della scalata è severo e maestoso; sulla via si alternano tratti di neve compatta ad altri di ghiaccio con pendenze tra i 45 e i 65°, e in aggiunta una cascata di ghiaccio quasi verticale e un dietro di misto. Superare gli ostacoli è stata «una grandissima soddisfazione», come hanno commentato a caldo i due che, una volta in cima, hanno chiamato l’amico Tone che al ritorno li ha aspettati al parcheggio per un brindisi.

Si è trattato insomma di una sorta di passaggio di testimone avvenuto in una giornata lunga ma emozionante per le due aspiranti guide della Valcamonica, le quali in aggiunta per la prima volta hanno compiuto la discesa con gli sci ai piedi. Una discesa molto impegnativa viste le pendenze con salti di ghiaccio e roccia: 2.300 metri di dislivello totale, con un avvicinamento alla via non semplice visto che per impegnarla bisogna attraversare la Val Gallinera.

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