Edolo, c’è una luce in fondo al tunnel

di Lino Febbrari
Tecnici e geologi al lavoro ieri lungo la parete rocciosa che costeggia la galleria asburgica di EdoloI test effettuati in pareteLe rilevazioni sismiche
Tecnici e geologi al lavoro ieri lungo la parete rocciosa che costeggia la galleria asburgica di EdoloI test effettuati in pareteLe rilevazioni sismiche
Tecnici e geologi al lavoro ieri lungo la parete rocciosa che costeggia la galleria asburgica di EdoloI test effettuati in pareteLe rilevazioni sismiche
Tecnici e geologi al lavoro ieri lungo la parete rocciosa che costeggia la galleria asburgica di EdoloI test effettuati in pareteLe rilevazioni sismiche

Un altro, importante passo (probabilmente decisivo) è stato compiuto, ieri mattina, per trovare finalmente la soluzione al «buco nero» della viabilità camuna rappresentato dall’anacronistica galleria asburgica che a Edolo è collocata all’incrocio tra le statali dell’Aprica e del Tonale. In vista della stesura del progetto definitivo e per poter indire il bando d’appalto, lo studio di ingegneria bergamasco che ha vinto il concorso per la progettazione della riqualificazione del vecchio manufatto ha assegnato a un gruppo di geologi il compito di verificare le condizioni della parete rocciosa che dovrebbe essere tagliata per circa un metro e mezzo: un intervento che abbinato all’abbassamento della careggiata dovrebbe consentire (se il progetto da 3 milioni di euro dovesse andare in porto) il passaggio contemporaneo di due veicoli pesanti.

«Quelle che abbiamo svolto sono indagini di tipo tomografico elettrico in parete per vedere lo stato di fratturazione dell’ammasso roccioso», spiega la geologa Cristina Iarabek, impegnata con altri quattro colleghi a monitorare sullo schermo di un computer l’operazione.

UN’OPERAZIONE davvero particolare, che sostanzialmente è stata portata a termine infiggendo dei lunghi chiodi d’acciaio nella roccia, collegati tra loro da un filo elettrico, a sua volta congiunto a uno strumento in grado di misurare la consistenza dello strato percorso dall’impulso elettrico generato dall’apparecchiatura. «In base ai risultati discriminiamo se il materiale è più o meno fratturato. L’esito ci permetterà di fornire chiare e puntuali indicazioni ai tecnici incaricati della progettazione dell’intervento di allargamento». Oltre alle indagini tomografiche elettriche, nel primo pomeriggio la parete rocciosa è stata anche sottoposta a un’analisi sismologica. «Un esame che abbiamo effettuato con l’utilizzo di sensori stesi lungo un allineamento predefinito, da un capo all’altro del breve tunnel - chiarisce la geologa - I sensori sfruttano le vibrazioni e quindi i dati li abbiamo acquisiti in un momento in cui nessun veicolo transitava in questo tratto di statale. Anche in questo caso, come con la tomografia, dai dati acquisiti potremo appurare le condizioni della massa rocciosa e ricavarne i parametri elastici per poter poi pianificare le operazioni di disgaggio necessarie all’ampliamento».

I PRIMI RISCONTRI immagazzinati nella memoria elettronica degli strumenti confermerebbero che la roccia è in buone condizioni di stabilità, in grado quindi di superare senza problemi un eventuale rimaneggiamento. Per risolvere la questione della strettoia edolese (fonte di lunghi incolonnamenti nei periodi di maggiore afflusso turistico), e in attesa che l’Anas dia il via alla variante da 60 milioni di euro che permetterà al traffico diretto in alta Valle (e viceversa alla bassa Valle) di aggirare l’abitato, la riqualificazione della vecchia galleria è al centro dell’attenzione da diversi anni. Un paio di anni fa Provincia, Comunità montana, Comune di Edolo (ente capofila del progetto) e Anas, che finanzierà l’opera, hanno dato il nulla osta al piano che stabilisce l’allargamento della luce del tunnel, l’abbassamento della carreggiata e la creazione di una passerella pedonale a sbalzo.

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