valcamonica

Malonno, il depuratore aspetta i tubi e la «pace» tra i gestori

di Luciano Ranzanici
Per veder pronto l’impianto creato per tre Comuni sono serviti tre anni in più e adesso restano altri due nodi

Il depuratore consortile atteso da decenni finalmente c’è. O meglio: è arrivato in porto il primo lotto col completamento dei fabbricati che accolgono le attrezzature per il trattamento dei reflui di Edolo, Sonico e Malonno. Ma chissà per quanto tempo ancora (mesi nell’ipotesi più plausibile riguardo a Malonno, anni per gli altri due paesi) gli scarichi fognari dei tre Comuni dell’alta valle continueranno a finire nell’Oglio.

Il progetto prosegue a rilento

Nella piana di Molbeno (una vasta area verde a Sudest di Malonno) è stato infatti ultimato il cantiere commissionato nel 2019 dalla Società idrica di Vallecamonica (Siv, il presidente è Corrado Tomasi), e costato circa 4 milioni. Tra un problema e l’altro (compresa la pandemia, una piena del fiume che ha danneggiato seriamente un tratto di ciclopedonale sotto la quale dovranno scorrere le condutture e la scarsa presenza per lunghi periodi di operai al lavoro) il ritardo accumulato dall’impresa della Bassa bresciana esecutrice ha sfiorato i tre anni.

I dubbi da dipanare e risolvere

Tutto bene nonostante il differimento? Le acque nere dei tre Comuni a rischio di infrazione europea potranno finalmente essere ripulite? Purtroppo no, e ci vorrà ancora molto lavoro e, soprattutto, denaro per allacciare gli scarichi di Malonno (i più ottimisti dicono a fine 2024), mentre almeno un paio di anni e una decina di milioni serviranno per il collettamento di Edolo e Sonico.

Una situazione in stallo

Le ultime notizie riferite a Bresciaoggi dal sindaco di Malonno, Giovanni Ghirardi, il quale recentemente ha parlato col direttore tecnico di Acque bresciane, dicono che la situazione è in stallo. «L’azienda che gestisce il ciclo idrico di numerosi paesi bresciani - spiega il primo cittadino -, alla quale si sono affidati anche i tre enti locali per evitare le sanzioni europee per i centri urbani non depurati, sta attendendo che l’Ato di Brescia convochi un tavolo di confronto fra le parti per individuare le procedure di avviamento della struttura. Ma l’incontro, nonostante i ripetuti solleciti, non è in calendario a breve».

La complicazione Ato

A creare problemi c’è poi la costituzione dell’Ato di Valcamonica, (ri)approvata definitivamente dalla Regione Lombardia dopo le diatribe di un paio di anni fa, che avevano visto il precedente Governo rivolgersi alla Corte Costituzionale.

La legge regionale istitutiva era stata parzialmente riscritta, e l’attuale esecutivo, dello stesso «colore», non l’ha di certo impugnata. Ora per decollare l’Ato camuno necessita del via libera delle amministrazioni civiche che decideranno di aderirvi. Ma allo stato dei fatti e salvo sorprese, l’impianto consortile dovrebbe essere governato da Acque bresciane. E sulla questione gestione Tomasi, fautore del nuovo Ambito ottimale, preferisce non pronunciarsi. Chiuso il primo lotto, la seconda tranche che prevede come detto le condutture da Edolo all’impianto (una decina di chilometri) è in fase di studio proprio da parte di Acque bresciane.

Suggerimenti