Il sogno Rsa si ferma a Milano

di L.FEBB.
La villa Sacro Cuore di Saviore
La villa Sacro Cuore di Saviore
La villa Sacro Cuore di Saviore
La villa Sacro Cuore di Saviore

Si intravede una possibile svolta per l’annosa questione della ex villa Sacro Cuore di Saviore. Negli ultimi anni il destino del grande immobile di proprietà dei padri Dehoniani è stato al centro di un acceso scontro politico. All’epoca in cui il Comune era guidato da Alberto Tosa l’ipotesi predominante era che un imprenditore toscano lo trasformasse in una struttura sanitaria per la cura dei disturbi alimentari. La nuova amministrazione di Matteo Tonsi, invece, ha puntato sulla realizzazione di una casa di riposo ex novo, chiedendo e ottenendo l’appoggio di Cevo. Una volta tramontata l’ipotesi del progetto privato, i due Comuni sono andati avanti col piano della Rsa, che verrebbe riposizionata nella struttura esistente con ben sette milioni di euro provenienti dai fondi per i Comuni di Confine. Inoltre, lo scorso anno hanno varato una commissione intercomunale per analizzare tutte le soluzioni possibili. Sere fa è stata organizzata un’assemblea pubblica nel municipio di Cevo per fare il punto. «In campo ci sono ancora diverse possibilità ma la nostra volontà è di riuscire in quest’impresa - spiega il presidente Germano Sisti -. Vogliamo sviluppare un progetto di una residenza socioassistenziale, chiaramente seguendo le indicazioni della legge regionale sul riordino sociosanitario, che sposta il paziente dall’ospedale al territorio. Secondo noi in Valsaviore c’è spazio per dar corpo a una Rsa che possibilmente svolga anche funzioni di lungodegenza e riabilitazione. Sarebbe anche una risorsa in termini occupazionali per una vallata che si spopola». A questo punto la palla dovrebbe passare alla Regione, la quale pur essendoci ormai la convinzione dei due Comuni (e soprattutto i soldi) non intenderebbe rilasciare l’accreditamento. «Noi siamo disposti ad andare a Milano per far valere le nostre ragioni - argomenta Giovanni Gozzi, vicesindaco di Cevo -. Abbiamo la progettualità e i fondi necessari, e adesso la Regione deve fare la sua parte: l’accreditamento costerebbe alle finanze regionali pochi spiccioli se guardiamo al bilancio dell’ente - assicura Gozzi -. Si tratterebbe di una somma tra i 500 e i 600 mila euro all’anno». Il tempo corre, e il rischio è che se alla fine del 2018 la struttura non sarà cantierabile spariranno i milioni già stanziati. •

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