Il viaggio lungo la superstrada è un vero percorso nell’inciviltà

di Claudia Venturelli
Sacchi pieni di spazzatura raccolta ai lati della superstradaGli ospiti di Inexodus al lavoro (volontario) lungo la 42
Sacchi pieni di spazzatura raccolta ai lati della superstradaGli ospiti di Inexodus al lavoro (volontario) lungo la 42
Sacchi pieni di spazzatura raccolta ai lati della superstradaGli ospiti di Inexodus al lavoro (volontario) lungo la 42
Sacchi pieni di spazzatura raccolta ai lati della superstradaGli ospiti di Inexodus al lavoro (volontario) lungo la 42

Tempo fa hanno vinto un appalto che affida loro lo sfalcio di erbe e arbusti che crescono lungo l’asse della statale 42 da Rogno al Tonale, e naturalmente avrebbero potuto tranquillamente fermarsi alle prescrizioni del contratto. Invece, gli ospiti della cooperativa «Inexodus» di Malonno si sono trovati di fronte a un problema di coscienza, e quindi si sono trasformati in spazzini, perché i lati della superstrada sono davvero tappezzati di rifiuti di ogni genere, anche ingombranti. Lo hanno fatto anche per un problema tecnico: il trattore utilizzato per il taglio del verde rischiava di rompersi. LE LAME incontravano infatti anche pezzi metallici e tubi, una discarica a cielo aperto inammissibile; vergognosa. «La cosa scandalosa è quello che troviamo - tuona Fortunato Pogna, il responsabile della coop -: gente che fa pipì nella bottiglia e poi la butta, mamme che cambiano il pannolino ai bambini lanciandolo poi dal finestrino: ne ho trovato uno a Malonno, davanti alla lapide che ricorda i due ragazzi morti bruciati. Sono queste le cose che fanno incavolare, insieme all’indifferenza della gente». Guanti e sacchi neri alla mano, i ragazzi di Inexodus hanno setacciato la 42 da Capo di Ponte a Niardo e «abbiamo già riempito trenta sacchi». Lo fanno piegati sotto il Sole: «Tanti passano e ci ridono in faccia - commenta amareggiato -, pensano che stiamo facendo i soldi grazie a loro». Loro sono gli ospiti della struttura; persone alle prese con la tossicodipendenza che stanno seguendo una strada di recupero. «Pretendiamo rispetto - prosegue Pogna -. L’inciviltà che regna sovrana è il termometro di una società individualista e irrispettosa, dell’ambiente e del prossimo». Quel tratto di statale è già stato passato al setaccio dai volontari un paio d’anni fa, ma si è di nuovo punto e a capo. Grazie a tante persone brave a giudicare gli altri ma incapaci di interrogarsi sui propri comportamenti: «Basti guardare quelli che vanno in montagna, non bevono neppure il caffè nei rifugi ma non perdono occasione di lasciare il sacchetto dei rifiuti. La cosa che fa star male è che non pensiamo mai che c’è un futuro per gli altri». •

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