È ancora considerata una malattia «invisibile», anche se oggi, in Lombardia, è come non vedere 60mila persone. Tanti sono i cittadini che soffrono di fibromialgia, una patologia che causa dolori muscolari diffusi associati ad altri sintomi come affaticamento e insonnia. Tra di loro, lo ha scoperto poco più di un anno fa, c’è anche Romina Scalvinoni. Ha 40 anni, abita a Berzo Inferiore e da qualche mese, a causa della malattia, è disoccupata.
Nel descriverla spiega che «è un dolore cronico 24 ore al giorno; una patologia che ti devasta a livello psicologico perché non ti capaciti di ciò che ti succede. Tanti medici non ti credono quando vai a raccontare che hai questi dolori».
Lei ha scelto di rinunciare ai farmaci, agli antidepressivi e agli oppiacei con cui spesso si prova ad alleviare i sintomi, perché «ti cambiano, con quei prodotti non sei te stesso».
Oggi segue una dieta antinfiammatoria per malattie autoimmuni e reumatologiche, seguita da una nutrizionista. Ma soprattutto prova a conservare la sua grande passione per la montagna. Una valvola di sfogo per chi come lei, spesso vede tutto nero. «All’inizio mi è caduto il mondo addosso perché a 40 anni mi sono ritrovata con dolori allucinanti da non riuscire ad alzarmi la mattina. Mi è capitato di dover chiedere aiuto a mio marito per fare le cose più semplici.
E poi mi sono ritrovata senza un lavoro». Eppure sorride, perché il suo mantra, che condivide anche nel gruppo Facebook che ha fondato, «Uniti per la fibromi algia», è che «si cade ma ci si rialza». E lei si è rialzata e anzi, ha fatto di più. Ha intrapreso una battaglia anche per chi, come lei, resta invisibile. Il problema? Questo dolore non è incluso negli elenchi ministeriali delle patologie croniche e non è inserito neppure nei livelli essenziali di assistenza. Vuol dire che i pazienti non hanno diritto a esenzioni per farmaci e terapie.
Ma nei giorni scorsi, dopo un incontro di Romina con l’assessora regionale Elena Lucchini, da Berzo è partita una lettera indirizzata a Roma, ai ministri e al presidente del Consiglio «per far loro conoscere questo problema invalidante. Io ho punti di invalidità ma non mi bastano per vivere e per avere un lavoro praticabile in base ai problemi che ho». Romina non chiede nulla di più di quello che spetta a chiunque soffra di una malattia invalidante riconosciuta.•.