la svolta

La Valcamonica ha vinto la battaglia dell’acqua: via libera all’Ato camuno

di Cinzia Reboni
Il governo non impugna la legge della Regione: sì alla secessione del ciclo idrico. Il comprensorio camuno potrà gestire direttamente fognature e acquedotti
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La Valcamonica ha vinto la battaglia per ottenere l’autonomia dell’acqua. La legge approvata il 14 novembre dalla Regione Lombardia che istituiva l’Ato camuno non è stata impugnata dal Consiglio dei ministri - come invece avvenuto sotto il governo Draghi -, dando il via libera alla secessione del ciclo idrico.

La vittoria camuna

La richiesta di rinuncia al ricorso è stata avanzata dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli. Il comprensorio camuno potrà gestire direttamente fognature e acquedotti. L’Ambito territoriale ottimale si riferisce di norma a un bacino provinciale, ma il Pirellone aveva riconosciuto alla Valcamonica una peculiarità specifica. La documentazione presentata a suo tempo alla Giunta regionale conteneva anche l’analisi costi-benefici redatta dal Dipartimento green dell’Università Bocconi, e validata dal centro impact del Politecnico di Milano, che dimostrava che, a parità di condizioni, le tariffe potevano essere più basse rispetto agli attuali.

Soddisfatto del risultato ottenuto il presidente della Comunità montana Alessandro Bonomelli. «Cercheremo di attuare nel più breve tempo possibile tutti gli adempimenti necessari – spiega -. Ci saranno da valutare anche le situazioni di quei Comuni che, nel frattempo, sono passati in gestione ad Acque Bresciane, ma sono certo che sarà possibile instaurare un rapporto di collaborazione per gestire la transizione nel migliore dei modi».

Le reazioni

Davide Caparini di Forza Italia - che aveva presentato uno dei due subemendamenti alla legge regionale (l'altro portava la firma di Diego Invernici di Fratelli d'Italia) - spiega che «dopo tanti anni, la Valcamonica ha la gestione della sua acqua. La battaglia sull'autonomia è stata lunga, ma il risultato è stato raggiunto. Ora la strada è in discesa». L'Ato di Valcamonica «è un obiettivo che la gente e le istituzioni locali aspettavano da vent'anni - aggiunge Invernici -. Sono soddisfatto di aver contribuito a dare risposta concreta alle richieste provenienti dal territorio, dai cittadini e dagli amministratori pubblici, che chiedevano di poter gestire in autonomia l’acqua del territorio. L'Ato permetterà di mantenere in valle la gestione pubblica dell'importante risorsa naturale, garantendo un maggiore controllo del servizio erogato ai cittadini a condizioni più vantaggiose e ricadute positive sull’occupazione».

L'Ato della Valcamonica

La richiesta di un Ato autonomo era stata condivisa da tutti i Comuni della Valcamonica, compresi quelli che oggi sono stati legittimamente affidati, nel rispetto delle norme, ad Acque Bresciane. In valle sono 11 i paesi - per un bacino di 38.845 abitanti, il 40% del territorio - già in gestione all’utility. Malegno e Braone sono in carico a Servizi Idrici di Valle Camonica, mentre gli altri 28 Comuni gestiscono il ciclo idrico in modo autonomo con una convenzione con Siv per le attività di carattere tecnico.

Non tutti gli scarichi fognari finiscono nei depuratori: ci sono ancora alcuni centri che smaltiscono i reflui direttamente nell’Oglio, che poi confluisce nel lago d'Iseo. Negli ultimi 30 anni qualcosa si è mosso, anche grazie alle infrastrutture realizzate, a partire dal depuratore di Paratico (Acque Bresciane) e quello di Costa Volpino (in capo a Uniacque), e come dimostrano i campionamenti dell'acqua del Sebino, con valori di batteri fecali sotto i limiti.

Ma molto è ancora da fare

Edolo, Sonico e Malonno, ad esempio, da sempre scaricano i reflui nel fiume. Una questione aperta da oltre vent'anni: la Siv ha realizzato a Malonno un depuratore, ma mancano tutti i collettori verso Edolo e Sonico, di cui si occuperà Ab nel secondo lotto dei lavori. A Edolo il gestore unico ha già fatto interventi sulla rete idrica per 2 milioni. «Non saremo certo noi a mettere i bastoni tra le ruote – sottolinea il presidente dell’Ato bresciano Aldo Boifava -. Prendiamo atto della scelta, mettendoci a disposizione affinchè tutti gli obiettivi si concretizzino». Desta semmai qualche preoccupazione il rapporto operativo futuro tra i due ambiti, visto che la legge parla genericamente di riproporzionare risorse umane, economiche e strumentali.

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