«Portate qualche fiore sui cippi dei partigiani»

La Resistenza  merita una celebrazione anche nell’era del Covid
La Resistenza merita una celebrazione anche nell’era del Covid
La Resistenza  merita una celebrazione anche nell’era del Covid
La Resistenza merita una celebrazione anche nell’era del Covid

La volontà di non dimenticare e la necessità di rispettare il distanziamento sociale hanno spinto l’Anpi a proporre una formula speciale per celebrare il 25 Aprile. Anche nella media e bassa Valcamonica, dove le sezioni dell’Associazione partigiani d’Italia propongono di partecipare a «Strade di Liberazione». L’invito rivolto ai cittadini è quello di «deporre un fiore sotto le targhe delle strade e delle piazze dedicate ad antifascisti e partigiani». Per questo, in particolare i giovani dell’Anpi si sono dati da fare per individuare figure di combattenti, luoghi simbolici e anche monumenti, cippi, lapidi e targhe del territorio. Il presidente della sezione maggiore, Luca Santi, ha delegato proprio ai giovani dell’associazione la realizzazione di una mappa di siti, iscrizioni ed epigrafi, e Matteo Furloni e gli altri ne hanno individuati poco meno di un’ottantina, ai quali si aggiungono quelli dell’alta valle e della Valsaviore. Alla ricerca e allo svolgimento dell’iniziativa che si tiene tra oggi e domani, hanno aderito anche altre associazioni e informalmente anche le Fiamme verdi di Valcamonica. Saranno i sindaci ad accompagnare i rappresentanti dell’Anpi nella breve cerimonia di posa di un omaggio floreale nei luoghi e sui monumenti della memoria. Secondo il censimento effettuato da Matteo Furloni è il comandante partigiano Giacomo Cappellini il personaggio più ricordato in Valcamonica: gli hanno dedicato piazze, monumenti, scuole e targhe. C’è una targa apposta sul lato esterno di villa Sacro Cuore, a Capodiponte, che ricorda uno degli episodi della Resistenza camuna. «Il 25 Novembre 1943 in questo luogo i partigiani della Valle Camonica elessero guida delle formazioni di Fiamme verdi Romolo Ragnoli, il comandante Vittorio dell’Italia liberata». A Darfo, invece, esiste corso Roberto Lepetit, dedicato a un personaggio meno conosciuto. Eppure l’imprenditore di origine milanese che aprì a Darfo la Diamalteria italiana sostenne la Resistenza dal ’43, e nascose nei suoi stabilimenti 360 ex prigionieri jugoslavi aiutandoli a fuggire in Svizzera e a entrare nella Resistenza. Il 29 settembre ’44 fu catturato dai nazisti in una sua fabbrica a Milano e deportato in diversi lager in Austria. Il 4 maggio 1945 morì di tubercolosi ad Ebensee e il suo corpo fu gettato in una fossa comune.•. L.Ran.

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