Ricatto mancato a luci rosse La condanna è confermata

di PA.CI.

Anche i magistrati del secondo grado di giudizio hanno trovato sensato l’alleggerimento delle accuse, e avallando le decisioni del Tribunale ordinario hanno confermato anche in appello la condanna a sei mesi per un episodio davvero particolare. Protagonista, o meglio colpevole un 57enne di Ceto che era stato accusato di ricettazione e di tentata estorsione. La prima accusa era stata motivata dal fatto di essere venuto in possesso di alcune fotografie piccanti appartenenti a una coppia di Angolo Terme a cui i «soliti ignoti» le avevano rubate durante un furto trovandole nella cassaforte di casa. E la tentata estorsione? In primo grado l’uomo era stato assolto da questo capo di imputazione, formulato in prima istanza dagli inquirenti perché, qualche tempo dopo aver ottenuto gli scatti, ne avrebbe inviata una copia ai due coniugi di Angolo chiedendo loro la somma di cinquemila euro in cambio dell’impegno a non mettere in circolazione il materiale. Marito e moglie avevano messo da parte ogni imbarazzo e si erano rifiutati di pagare, denunciando invece l’episodio ai carabinieri e facendo così scattare l’indagine. Per individuare il presunto responsabile era stato chiamato in causa anche il Ris dei carabinieri, che avevano isolato alcune impronte sulle riproduzioni degli scatti. Si era così arrivati al rinvio a giudizio; appunto per tentata estorsione e ricettazione. Al termine del processo di primo grado però il giudice lo aveva assolto dal reato più pesante sostenendo che non fosse possibile stabilire con certezza la responsabilità. AVALLANDO invece la ricettazione (non si è capito se il 57enne avesse avuto in regalo o avesse acquistato gli scatti ad alto contenuto erotico) il Tribunale di Brescia lo aveva condannato a sei mesi e al pagamento di una provvisionale di tremila euro: per il giudice la presenza delle sue impronte digitali sulle fotografie bastava per dimostrare che in qualche modo l’uomo ne era entrato in possesso. •

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