Tra fascisti per scherzo e antifascisti part-time

Dice netto e schietto che lui di nostalgie del Ventennio non ne ha, che ai suoi nonni i nazifascisti bruciarono la casa, che al tempo la sua famiglia sostenne la lotta partigiana e chiarisce infine che, pur stando oggi nel centrodestra, la sua matrice politica è socialista. Ci manca solo che aggiunga: «fascista lo dici a tua sorella», ma il senso è quello. Il sindaco di Temù respinge insomma le accuse per quei cimeli (persino un busto del duce), piazzati su una specie di altarino nell’hotel di cui è socio. Dice che erano lì solo per uno scherzo, rispondendo al «j’accuse» lanciato da due sezioni Anpi. Una delle quali ora nega di avere scritto accuse al sindaco, e chi ci capisce è bravo. Morale della favola, ammesso che davvero finisca qui: l’antifascismo, soprattutto in una terra martire della Resistenza come la Valcamonica, è una cosa seria. Scherzarci sopra non è il massimo. Accusare e poi dissociarsi, nemmeno.

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