Un’altra medaglia postuma per l’alpino di Nikolajewka

di L.RAN.
Giovanni Pessognelli
Giovanni Pessognelli
Giovanni Pessognelli
Giovanni Pessognelli

C’era anche lui, e aveva solo 21 anni, accanto al mezzo corrazzato tedesco dal quale il generale Luigi Reverberi, febbricitante, incitava i suoi alpini gridando «Avanti Tridentina che di là c’è l’Italia». Era la battaglia di Nikolajewka, e Giovanni Pessognelli, alpino di Losine del quinto Reggimento del Battaglione Edolo, chiamato alle armi nel gennaio del 1941, ha potuto fare memoria della sua esperienza in Russia solo fino al 3 marzo 1961, quando se n’è andato per sempre. Lo scorso 2 giugno, i figli Maria e Angelo hanno ricevuto dal prefetto la medaglia d’onore assegnata al padre per essere stato internato in Germania. Ed è proprio Maria a ricordare che il genitore preferiva ricordare l’eroismo di Nikolajewka piuttosto che la successiva prigionia. «Papà non ha mai voluto parlarmi della sua terribile esperienza di internato in Germania, nello stalag di LoukenWolde (venne catturato al Brennero dai tedeschi l’11 settembre 1943 e rimase loro prigioniero fino all’8 maggio 1945), ma la ritirata di Russia aveva lasciato gravi tracce sul suo fisico - racconta -: si ammalò di broncopolmonite e riportò anche un congelamento di secondo grado a entrambi i piedi che gli procurarono problemi anche dopo la guerra». «Nei suoi ricordi riandava più volte ad alcuni fatti di grandissima sofferenza che gli sono rimasti impressi nella memoria, dagli attacchi di pazzia che colpirono diversi commilitoni durante la ritirata ai morsi del freddo e della fame», continua la figlia. Per il duo sacrificio, Pessognelli ricevette due croci al merito, ma solo nel 1967. •

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